martedì 25 settembre 2007

GLOSSARIO DEI TOPONIMI DEL COMUNE D'ONSERNONE

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Toponimi del Comune d’Onsernone
Associazione Amici di Comologno
Gruppo di Lavoro ad Hoc
Materiale d’Archivio
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Vedi anche

"REPERTORIO TOPONOMASTICO TICINESE - ONSERNONE"

Pubblicato a cura dell'Archivio di Stato Bellinzona con la

collaborazione dell'Associazione degli Amici di Comologno

Prima edizione 2004

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T e r r e

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d i

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C o m o l o g n o

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COMOLOGNO
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Il documento del gennaio 1642 (Proprietà del Prof. Romano Broggini), citato in alcuni Toponini riguarda:
Copia delle divisioni fatte tra Antonio fq. Romerio Gambone del Tabido d’Onsernone per una parte, con Jacomina et Pedrotta sorelle figlie et herede d’un q. Gio. Gambone di Spruga fratello di Antonio per l’altra.
Alcuni documenti d’epoca balivale, sono dell’Archivio del Comune di Comologno e Archivio Cantonale, riordino nell’Archivio del Comune d’Onsernone.
Riordino e indici a cura di Marino Lepori, Chiara Orelli e Marco Poncioni fu Alfredo di Crana - Bellinzona.
NB: Per la storia sui primi abitanti e Toponimi in Valle, leggere gli articoli de
LA VOCE ONSERNONESE, Val Onsernone 1912 ...., pag. 3, No. 93, aprile 1987;
pag. 11, No. 94, giugno 1987.

al Balm
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(plur., i
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bélm)
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Genericamente, sporgenza rocciosa che ripara una superficie più o meno grande dove, in caso d’intemperie, trovavano protezione uomini e animali.
Troviamo "Bélm" in tutto il territorio del comune. In alcuni casi, con adeguate murature, i "bélm" sono stati trasformati in ricoveri per il bestiame e, almeno in un caso, in abitazione.
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al Bioc
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(Bioco)
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[Bioc]
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Medolaro.

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al
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Büsegniél
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Medolaro. No. 107 della mappa. Proprietà di Candolfi Carlo fu Antonio.
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la
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C’´a
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di
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Marcúi
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Casa e orto.
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a la
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C’´üna
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Campo.

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al
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Camp
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Camp (plur. Chémp) e Campéa (plur. Campéi) con gli alterati Campígn e Campeáscia.
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Toponimi diffusi in tutto il comune per indicare i terrazzi ottenuti, solitamente, con la costruzione di muri a secco.
La formazione di terreni pianeggianti era assolutamente necessaria per coltivare la segale, materia prima per l’industria della paglia.
Dalla seconda metà del secolo scorso si coltivavano, a rotazione, segale e patate e, infine, soltanto patate.
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in de la,
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la
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Campéia
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Campi, prati ed erte.

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a la,
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la
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Capèla
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dal
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Bon
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Cunsígliu
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Medolaro.
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la,
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a la
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Cióssa
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Campi.
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in de la
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Cósta
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di
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Mött
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Gerbivo.
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ái
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Crevísc
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Prati, sassi e diroccato.
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al
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Curunél
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Medolaro.
No. 390 della mappa.
Proprietà del Patriziato
a Mordasini Carlo fu Guglielmo

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al
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Custelón
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Prato.

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Dédre
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al
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Möt
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Medolaro.
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a la
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Frácia
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[Fraccia]
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Medolaro. No. 1437 della mappa.
Proprietà del Patriziato a Mordasini Guglielmo di Guglielmo.

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al
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Fund
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di
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Crevísc
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Medolaro.
No. 1155 della mappa.
Proprietà di Candolfi Antonio ed Emilio fu Francesco

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a la,
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la
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Funtána
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de
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Scíma
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al
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Curt
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Prato.
No. 2135 della mappa.
Proprietà di Gamboni Giuseppe fu Giacomo.
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la
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Gána
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"Gána",
Gánn con gli alterati
Ganón e Ganèll
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Termini usati in tutto il comune per indicare le pietraie. In alto oltre i 1800 m la mancanza d’alberi le rende molto evidenti, mentre più in basso,
dove abbonda l’alno verde (drós),
sono mascherate dalla vegetazione.
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in di
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Limád
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Campi e rive.
No. 1956 della mappa.
Proprietà di Mordasini Michele fu Carlo.
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la,
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in de la,
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a la
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Mòta
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Toponimo usato solitamente per indicare un pendio molto ripido,
compreso tra terreni dal declivio più dolce.
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al
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Mött
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d’Sot
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i
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Mundà
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Prativo e campo.
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Vedi anche
piodadicranach.unblog.fr/

giovedì 20 settembre 2007

TOPONIMI DEL COMUNE D'ONSERNONE, TERRE DI COMOLOGNO / SPRUGA CH


Toponimi del Comune d’Onsernone

Associazione Amici di Comologno

Gruppo di Lavoro ad Hoc

Materiale d’Archivio
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Vedi anche



"REPERTORIO TOPONOMASTICO TICINESE - ONSERNONE"
Pubblicato a cura dell'Archivio di Stato Bellinzona con la
collaborazione dell'Associazione degli Amici di Comologno
Prima edizione 2004
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T e r r e
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d i
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C o m o l o g n o
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S P R U G A
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l’ A r i ó l a

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Vasto terreno situato nell’abitato di Spruga tra la Funtána del Quádru e il
sedime del Paláz in basso e il Próu déla Bósa e i prati del Cas in alto.
L’Aírola è menzionata in un documento del 1797.
Attualmente è usata la forma Arióla. Nel 1797 l’Arióla era stata
venduta da Marianna Marconi vedova di Giovanni Antonio Marconi e figlia di Guglielmo Antonio Remonda detto “Non”.

Il Guglielmo Antonio Remonda detto “Non” aveva
sposato una Candolfi di Spruga dove si era trasferito tra il 1747 e il 1757.

È ragionevole supporre che il Paláz sia stato costruito da questo Remonda “Non”,
in quanto lo stesso passò in proprietà, prima alla figlia Marianna e poi all’abbiatica Giovanna Maria, figlia della Marianna.

La Giovanna Maria Marconi, che aveva sposato l’avvocato
Domenico Frizzi di Rivapiana, vendette il Paláz nel 1809 a
Giovanni Maria Bezzola dei Cairoli per scudi locarnesi 500.
In una convenzione e cessione
del 17 ottobre 1716,

(i beni situati nelle seguenti località di Spruga, l’Airol);

In un debito del 29 luglio 1697,
(a Spruga, un terreno prativo e campivo situato dove si dice in Airola).
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a l
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B a l m
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(Plur, i
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bélm).
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Luogo a sud - ovest di Spruga, nell’Oviga, lungo
il sentiero tra il “Técc del Böcc” e il “Casón”.

La cascina esistente è crollata.

Era stato acquistato dal Patriziato da
Giuseppe Mordasini detto Mola che l’aveva poi rivenduto al figlio Ignazio nel 1889.

Il Giuseppe Antonio detto Mola era figlio di
quel Giov. Antonio Mordasini ucciso da Craveggiani nel 1804 alla Camána ed era nato, dopo la morte di suo padre, nel 1805.

(Vedi documenti Mordasini detti Mola).
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a l
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B a l m
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d e l
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P a p ó n
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Balm situato sul versante di Vergeletto del Möt d’i Ciapítt.

Fu per molti anni la residenza estiva con il proprio bestiame di Candolfi Paolo detto Papón, che visse dal gennaio 1805 al dicembre 1904.

Si dice che il “Papón” fosse realmente campato 100 anni.

Pare che lo stesso, nato su un alpe oltre il confine nel tardo autunno 1804, fosse stato annunciato al parroco soltanto nel gennaio 1805.

Nel libro delle nascite di Comologno dell’anno 1805, il 21 gennaio si legge “Io Parroco Francesco Giuseppe Cantini, Friburghese Helvetico, Parroco della chiesa di S. Giovanni Battista di Comologno, ho battezzato un bambino nato oggi da Giacomo, figlio di Pietro Candolfi e Maria Angela, figlia di Giovanni Antonio Gamboni.

Gli fu imposto il nome di Giovanni Maria Paolo.

Padrini furono Giovanni Maria di Giacomo Bezzola e Maria Anna, figlia di Giovanni Macini e vedova di Guglielmo Gamboni, ambi di Spruga.
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a l
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B á r b a
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B ó c i a
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È un luogo con affioramenti di roccia che probabilmente
ricordano la barba del Becco (stretta seghettata).

Si trova sul sentiero che dal Punt del Düca
(con relativo Poz del Düca)
che porta dalla Piva,
scavalcando il fiume Isorno,
fino al sentiero della Rüscáda
passando attraverso l’alpetto del”Pizz”.
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l a
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C a p é l a
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d e l
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B a l m i é l
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Parete rocciosa lungo la carrozzabile per i Bagn, un centinaio di metri a sud - ovest dell’abitato di Spruga.

Nel 1933, in occasione della costruzione della strada per i Bagn,
in una nicchia ricavata dalla roccia è stata posata una statuetta
della Madonna di Lourdes.

Il luogo viene oggi denominato Madunína del Balmiél
ed è meta abituale di brevi passeggiate serali.

Sotto la nicchia una targa porta
la seguente scritta:

Nostra Signora di Lourdes, pregate per noi.


1933 E. M.
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l a
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B i s á d a
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Bisada;

nel territorio di Spruga.


Da un documento del Prof. Romano Broggini.


Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus fq. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642
(inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

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Citato in un documento del 1791.2.5
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Confraternita del SS. Rosario di Comologno.2.38 - 1791 marzo 16,

Guglielm’ Antonio Macino di Spruga, in nome di Pietro Maria fu Gio’ Maria Bezzola, pure di Spruga, vende alla Confraternita del SS. Rosario di Comologno, rappresentata dal suo priore, Giovanni del fu Pietr’Antonio Marcone,
sei appezzamenti di terreno (prati e campi)
situati a Spruga dove si dice nelli Medei e nelle Bisate.

Il prezzo di vendita è di scudi 25 locarnesi di lire 12 terzole
che il venditore dichiara di aver già ricevuto.

La Confraternita riconosce al venditore il diritto di redimere
tali beni dopo aver pagato il capitale e tutte le spese notarili.

Fintanto che pagherà il fitto annuo del 5% alla Confraternita
egli potrà inoltre utilizzare i beni venduti.

Testimoni: Gio’ Antonio del fu Giacomo Antonio Sertori,
Gio’ Pietro del fu Giovanni Cadoni e Carlo di Francesco Cadoni,
tutti di Crana.

Notaio:
Joannes Baptista Bianchini di Seghelina.

(Un. 1.22/doc. 1; Archivio Comunale di Comologno).

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Citato in un documento di vendita del 4 ottobre 1724,

(un prato e la terza parte di una casa alla Bisada).
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Documento di vendita del 8 maggio 1730,

(un prato e la terza parte di una cascina alla Bisada).
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Debito del 5 aprile 1704,

(un prato, con la terza parte di una cascina,
situato a Comologno dove si dice nella Bisada).
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Documento di vendita del 2 maggio1689,

(la terza parte di un prato con la sesta parte
di una stabuli et fenilis situato dove si dice ad Bisadam).
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Debito del 22 luglio 1686, (due prati cum tecto uno plodis
coperto situato subtus Spluga dove si dice ad Bisadam).

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Citato in un debito del 23 maggio 1679,

(un prato e la metà di una cascina situati a Spruga
dove si dice ad Bisadam).

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l a
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B ó l a
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Alla Bolla;

nel territorio di Spruga.

Da un documento
del Prof. Romano Broggini.


Desunto e ricopiato letteralmente dal documento
del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino
del gennaio 1642
(inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

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i
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B o l l
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Citato in una convenzione e cessione
del 17 ottobre 1716, (i Bol);
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In un documento di vendita del 27 giugno 1786,
(un prato dove si dice in fondo delle Bolle);
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In un debito del 3 novembre 1773,
(un prato a Spruga situato dove si dice nelle Bolle);
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In un documento di vendita del
18 maggio 1791, (un prato nelle Bolle).
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l a
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B ó s a
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Citato in un documento:3.16 - 1599 gennaio 12

Jacobus fq Petri Macini di Comologno vende a Joannes fq Antonij Scatessi di Comologno tutti i suoi prati e campi, come pure medietate trium partium di una cascina.

I beni, venduti per 480 lire terzole, si trovano nel territorio di Comologno dove si dice in Limidis e in pratis de bosa.

Testimoni:

Luserninus Ramonda fq Antonius Luserninus, eius ablaticus fq Antonij e Spaeradeus fq Joannis Jotij.

Notaio:

Jo. Dominicus Guidatius di Locarno.

(Un. 2.6/doc. 1 - Latino. 3.16 - 1599 gennaio 12. Archivio Comunale di Comologno);

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In un documento di vendita del 6 dicembre 1707, (un terreno prativo e campivo situato al pratto della Bossa);
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In un debito del 31 ottobre 1689, (un prato situato a Spruga dove si dice ad Pratum Bossae).
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l a
B ó s c’´ a
d i
M ü n
(d i
M o n)
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l a
B ó s c’´ a
d i
S c h ä p a
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Detta anche Bósc’´a d’i Schäpa, perchè si trattava della medesima famiglia.

[Bezzola, poi Mordasini]
Bosco di faggi con cascina (tecígn) situato tra la Campéascia d’i Culdrö´i e il Frunt, a valle di Spruga.

Il nome deriva da soprannomi familiari.

Nel 1781 un Mordasini Guglielmo di Corbella sposava Marianna Bezzola degli Schä´pa, e veniva ad abitare nella casa della moglie.

Ebbero due figli: Giovanni Domenico (1783) detto Scapina e la sorella Maria Antonia (1785), partorendo la quale Marianna morì.

Era solo ventenne.

Dei figli di Giovanni Domenico detto Scapina uno solo rimase a Spruga:

Giovanni Antonio, nato nel 1808, che ebbe poi il soprannome di Mon.

Abitava nella vecchia casa di sua nonna Marianna che fu poi chiamata “Mona” ed è ora proprietà di Oscar Bezzola.

I fratelli del Giovanni Antonio Mon emigrarono nella Svizzera romanda dove, forse i primi del comune, vi si stabilirono definitivamente e vi sono i discendenti.

Il Guglielmo Mordasini, vedovo, si risposò nel 1790 con una Marconi.

Nei censimenti del 1795, 1799 e 1808 figura in “domo filis Joannis Dominici”, quindi nella Mona.

Il Guglielmo Mordasini acquistò poi la casa del Quádru (ora proprietà di Enrico Gamboni) e da quel momento i suoi discendenti di secondo letto furono chiamati anche Mordasini del Quadro. Uno dei suoi discendenti si stabilì a Baceno nell’Antigorio e un altro, l’abbiatico Carlo, morì nel marzo del 1867 a Carientes (Argentina) che è “distante circa 5 giorni da Buenos Aires”.

Vedi risol. N. 521 del 6.9.1868 del Municipio di Comologno.


i BRUZZÚI



Zona accidentata e umida a ovest del monte di Sot al Tabíd, tra la Funtána e la Valégia.

Deve il nome al fatto che era una “brózza” e doveva essere falciata con la “médula”.


i BUNÉI



Prati situati lungo il sentiero che dal Cas de Fóra porta a Sot al Tabíd, appena fuori dal faggeto dellaCasèla

Al limite superiore dei Bunéi c’è il sorbo, all’ombra del quale ci si fermava a riposare.

È chiara la derivazione del toponimo da bonifica.


la C’´A DI CANUTI



ALLA CASA DELLI CANUTI;

in territorio del Tabíd.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


la C’´A DEL TABÍD SOT I MÖTT



A Spruga al Tabíd.
Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1692, (due campi alle Case del Tabido sotto alle Mote).


la C’´A VÉGIA



A Spruga, in zona del Tabíd.
Alla Casa vecchia; in territorio del Tabíd.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


la CAMÁNA



Monte vicino al confine con l’Italia e raggiungibile con il sentiero che dal Pianséc’´ e la Mundáda passa per le Scalàa. Nel settembre del 1804 vi fu barbaramente ucciso da Craveggiani Giovanni Antonio Mordasini, il capostipite di tutti i Mordasini di Spruga; "crudeliter Cravegiani trucidati" (dal libro dei morti di Comologno).. Nel ‘700 e prima la Camána apparteneva ai Gamboni.

Il 7 ottobre 1775 "Pietro e Carlo cugini Gamboni, a loro nome ed a nome di Maria Antonia Maccini - sua madre era una Gamboni - della Spluga” ottenevano da Francesco Antonio Colin “Commissario Regente Meritissimo della Magnifica Comunità di Locarno” il permesso di convocare “la Vicinanza delle quatro Terre di dentro” Comologno, Spruga, Corbella e Vocaglia per risolvere le loro “differenze con Cattarina Gambona e sua figlia, attuale moglie del Sig. Giacomo Buzzini della Spluga suddetta”.

L’8 ottobre 1775 - era una domenica - 24 vicini delle quatro terre di dentro, convocati per “ordre” dell’officiale Jouan Antoine Gambone - era il Formiga - confermavano di essere sempre stato detto monte della Camána, a loro ricordo, di proprietà, ragione “et patronance” dei suddetti Gambonni ed essere sempre da detti Gambonni goduto pacificamente come padroni e proprietari dagli avi dei detti Gambonni.


La risoluzione è stata scritta dal Cancelliere Guglielmo Antonio Remonda in un italiano tradotto dal francese e di difficile lettura.

È lecito supporre che il Cancelliere fosse di lingua madre francese.

Il 29 ottobre 1775 si occupavano del problema anche le terre di Gresso e Vergeletto le quali risolvevano che “non avendo alcuna cognitione di detto monte lasciano le dette cose nel sistema che sono state sino al presente”.

Il 31 ottobre era la volta degli uomini della terra di Russo che “si raportano al libro della Monte vicino al confine con l’Italia e raggiungibile con il sentiero che dal Pianséc’´ e la Mundáda passa per le Scalàa.
Nel settembre del 1804 vi fu barbaramente ucciso da Craveggiani Giovanni Antonio Mordasini, il capostipite di tutti i Mordasini di Spruga; “crudeliter Cravegiani trucidati” (dal libro dei morti di Comologno).

Nel ‘700 e prima la Camána apparteneva ai Gamboni.

Il 7 ottobre 1775 “Pietro e Carlo cugini Gamboni Vicinanza generale”.

In precedenza, il 23 ottobre, la Vicinanza della squadra di Berzona “unanime à risolto che detto fondo della Camána si di ragione di detti eredi Gamboni come ne attesta la terra di Spruga per essere quelli più vicini al detto fondo”.

Purtroppo non disponiamo del testo della risoluzione degli uomini della Terra di Spruga ed è difficile dire quali fossero le “diferenze” tra le parti.

Resta il fatto che con istromento di vendita del 17.9.1817 Giovanna Maria Buzzini, nata Gamboni e madre di Giovanni Pietro Buzzini, cavaliere dell’impero francese e membro della Legion d’Onore, vendeva alla Camána “una cassina da cima a fondo coperta di piode” e “la quarta parte di un’altra cassina nello stesso monte e indivisa con Carlo Gambonini et altri”.
Alla Camana; nel territorio di Spruga.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

Citato in un documento:1.14 - 1775 ottobre 23.la vicinanza della squadra di Berzona, riunita nella solita stanza detta la scuola, sentita l’istanza degli eredi Gamboni di Spruga, riconosce che il fondo denominato Camana è di ragione di quest’ultimi (“… come ne attesta la Terra della Sprugha per essere quelli li più vicini al detto fondo”).(Un. 1.9/doc. 2. 1.14 - 1775 ottobre 23.

Archivio Comunale di Comologno).

Citato in un documento:1.15 - 1775 ottobre 29 / ottobre 31.

Gli uomini delle terre di Vergeletto e Gresso, radunati in vicinanza di squadra, sono chiamati a pronunciarsi in merito ad una vertenza insorta attorno al monte detto alla Camanna fra Giacomo Buzzini e gli eredi Gamboni di Spruga.

I vicini non avendo alcuna cognitione di detto monte lasciano le dette cose nel sistema che sono state sino al presente.

Segue il verbale di una risoluzione (31 ottobre) degli uomini della terra di Russo, riuniti in vicinanza di squadra per trattare lo stesso oggetto.

Essi decidono di attenersi al libro della Vicinanza generale.(Un. 1.9/doc. 3. 1.15 - 1775 - ottobre 29 / ottobre 31.

Archivio Comunale di Comologno).

Citato in un documento di vendita del 15 marzo 1780, (a Spruga, la metà di una cascina con un camano e un prato situata alla Camana).


la CAMANÉTA


la SPÚNDA DÉLA CAMANÉTA



ALLA SPONDA DELLA CAMANETA; nel territorio del Tabíd.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


al CAMP DEL BRASCIÖL


il CAMPO DEL BRASCIOLO



Situato nella zona del Frunt.
Citato in un contratto d’affitto del 22 settembre 1710,

(il campo del Brasciolo).

Altro contatto d’affitto del 22 settembre 1710,

(un campo nel Brasciolo).


al CAMP DEL CANEPO


al CAMP DEL TEC



Situato nella zona del Frunt.
Citato in un documento di vendita dell’8 maggio 1730,

(un campo arativo con un puoco di riva prativa situato dove si dice il campo del Canepo).

Documento di vendita del 30 agosto 1730,

(un campo arativo con li suoi limiti annessi situato a Comologno dove si dice il Campo del Caneppo nelli Frenti).

Documento di vendita del 30 giugno 1730,

(un campo arativo con un puoco di riva prativa situato dove si dice il campo del canepo).


al CAMP DEL GRÜPÉT DEL TABÍD



Al Campo del Gropeto del Tabido.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


al CAMP DÉLA FUNTÁNA



Zona situata sul monte Sot al Tabíd, a valle del sentiero che dallo stesso porta al Fénéi; c’è una fontana dove si rifornivano d’acqua i residenti di Sot al Tabíd.

Si estende in basso fin verso il Bógh.

Citato in una permuta del 6 aprile 1678, (un campo dove si dice ad Campum Fontanam).


al CAMP DE SCÍMA ÁI CAMPÉI



Al campo de cima alle Campeglie; nel territorio di Spruga.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


al CAMP GRAND



A Spruga in zona del Tabíd.
Al Campo grande sopra le case del Tabido della banda di fuora; (Tabíd).

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

Citato in un documento di vendita del 23 novembre 1693, (cinque campi cum suis limidis prativis situati a Spruga dove si dice ad Campum Magnum).

Citato in una donazione del 19 luglio 1728, (un campo ad Campum magnum).


al CAMP SEC´´



Situato a Spruga in zona del Fenéi.
Citato in una permuta del 6 aprile 1678, (il Gandolfi cede al Bezzola due campi con un prato a Fenedo dove si dice

ad Campum secum).


al CAMP STÖRT



Al Campo Storto;

in territorio del Tabíd.

Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

al CAMP STÖRT DI CANUTI


Al Campo storto delli Canuti;

nel territorio del Tabíd.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


CAMPUM CERRI POST TECTUM



Campum Cerri post tectum, A Spruga.
Citato in un documento di vendita del 23 novembre 1693,

(un campo cum limido prativo situato a Spruga dove si dice ad Campum Cerri post tectum).


la CAMPEÁSCIA



Toponimo del terrazzo più grande situato nei Culdrö´i, sull’orlo di Spund.

Fu usata per alcuni anni come piazza di tiro al piattello.

Alla Campigliascia; nel territorio del Tabíd.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

Citato in un documento di vendita del 27 giugno 1786, (a Spruga un prato sotto le Campeiascie).


i CAMPÉI



Pianoro situato sopra il Cas de Dént e delimitato a sud - ovest dalla parete rocciosa, ai cui piedi si trova il Bógh.

Al margine nord - orientale di Campéi sono ancora visibili dei ruderi che attestano la presenza di stabili.

Erano case d’abitazione e stalle che, come i terreni dei Campéi, appartenevano ai Gamboni e furono venduti dagli stessi quasi due secoli fa.

A monte i Campéi continuano con una serie di dodici campi, formati da muri a secco, costruiti verso la fine dell’800, si dice per una capra e 100 franchi.


Nelle Campeglie, nel territorio di Spruga.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


la CAPÈLA DI PRED



Era il nome con il quale, ancora alla fine del secolo scorso, era chiamata la Capèla Frü´cia del Cas de Dent.


la CAPÈLA DEL’ERMÁNU



Cappella fatta costruire nel 1924, lungo la carrozzabile

Spruga - Comologno, in località al Sass, dai fratelli Mordasini Ermanno e Quintiliano.

L’altare decorato porta ai lati le statue dei SS Cuori di Gesù e Maria.

A sinistra sta l’immagine di S. Pietro, mentre a destra sta quella di Sant’Orsola; Pietro e Orsola erano i genitori dell’Ermanno.


la CAPÈLA DEL’ÜRIÉL



Cappella della quale esistono soltanto le rovine e praticamente se n’è persa la memoria, situata lungo il sentiero che dal Mulígn sale ai monti di Sot al Tabíd e del Tabíd.


la CAPÈLA FRÜCIA



Cappella lungo il sentiero per i monti alti, al Cas.

È una costruzione con porticato, simile anche nelle dimensioni alla Capèla d’i Spund.

All’esterno erano riconoscibili le immagini di S. Michele e degli Angeli Custodi.

Recentemente restaurata, appartiene a privati.


la CARABÒTA DEL PEPÓN



La prima volta che sono stato alla “Carabòta”, accompagnato dall’Au David, ero ancora ragazzo - ci dice Sergio Bezzola. - D’allora - aggiunge - ho sempre compiuto delle visite alla Carabòta.

Per me si tratta quasi di un pellegrinaggio in un sito molto suggestivo.


-A proposito dell’occupazione di ristrette zone di pascolo nei più remoti spazi montani Teresio Valsesia scrive nel suo libro [Valgrande ultimo paradiso]*:

_ Erano andati a rubare lo spazio vitale, anche il più esiguo, a ridosso delle pareti rocciose. Bastava un fazzoletto per innalzare una cascina e dimorarvi qualche settimana con gli animali e il fieno.

Per vivere. O anche per sopravvivere. - *) Editore Alberti, Intra.


La Carabòta del Pepón si trova ai piedi della “Ganna”, al disotto della Bocchetta dei Ciapitt, in direzione dell’alpe Pian Becchei, a circa 1950 s/m.

(Da Voce Onsernonese, pag. 10; No. 91, Dicembre 1986).


la CARÁL



A Spruga.
Citato in una convenzione e cessione del 17 ottobre 1716, (su la Caral).


Documento di vendita del 25 maggio 1791, (un prato alla Carale).


Documento di vendita del 14 febbraio 1780, (un prato situato dove si dice la Carale).


al CAS



Gruppo di case dell’abitato di Spruga, situato in alto, sul pendio.

Si suddivide in Cas de Dént e Cas de Fóra.

[Vedi analogia con il Barcón dei Remonda - Fiorenza].

Fino alla fine del secolo scorso le costruzioni del Cas de Dént erano soltanto stalle.


Citato in una convenzione e cessione del 17 ottobre 1716,

(al Cas).


Documento di vendita del 28 aprile 1698, (a Spruga, un prato con cinque campi situati al Caso).


Documento di vendita del 6 dicembre 1707, (a Spruga, una casa di cinque locali, con intorno diversi stabili e campi, situata al Cassum).


Documento di vendita del 23 novembre 1693, (due campi cum limido situati a Spruga dove si dicead Casum).Documento di vendita del 1 ottobre 1723, (un prato con annesso un campo sitauto a Spruga dove si dice ad Casum.


al CAS DE DÉNT



Al Caso de dentro;

nel territorio di Spruga.

Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

Citato in un documento di vendita del 2 dicembre 1733, (un campo arativo sito nel territorio di Spruga dove si dice al Caso di dentro).


Citato in una permuta del 15 gennaio 1781, (un prato al Caso di dentro).


Documento di vendita del 23 novembre 1693, (un campo cum limido seu petia prativa annexa situato a Spruga dove si dice post domos del Caso).


Documento di vendita del 3 novembre 1773, (una stalla a Spruga situata dove si dice

al Caso di dentro).


al CAS DE FÓRA



A Spruga al Cas.
Al caso de fuora; nel territorio di Spruga.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


al CHIGNULÁSC



Zona situata a nord - est dai Pignél del Pianséc’´, compresa tra il secondo e il terzo avvallamento (Crös), i Gann in basso e i Brüséi in alto.

Nel bosco di faggio del Chignulásc raccoglievano lo strame le sorelle Pina e Rosa Gamboni.

Pus (dietro) al Chignulásc falciavano il fieno da bosco Franca e Berta Gamboni, sotto la Vertü´ra Aminta Gamboni.

Forse è bene ricordare che ogni famiglia aveva, per consuetudine, un posto preciso del territorio patriziale, per falciare il fieno da bosco e raccogliere lo strame.


al CIONSÁSC



È il toponimo della costa situata a mattina del Tabíd, lungo il sentiero che conduceva al Mulígn.

È delimitata in alto da prati pianeggianti e in basso dal faggeto.

Sono visibili tracce di costruzioni e campi.

Oltre la costa del Cionsásc incominciano i prati del Cióss.

Al Ciosacio; in territorio del Tabíd.

Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

al CIÓSS



A mattina del Tabíd, l’insieme dei ripidi prati situati oltre il Cionsásc e delimitati, verso i Lig’´ü´nc, dal bosco e in alto, dai primi prati di Scíma al Curt.
Prati e campo.
Al Ciosso; nel territorio del Tabíd. Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).del Tabíd, l’insieme dei ripidi prati situati oltre il Cionsásc e delimitati, verso i Lig’´ü´nc, dal bosco e in alto, dai primi prati di Scíma al Curt.

Al Ciosso; nel territorio del Tabíd.

Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642

(inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


i CIÓSS



L’insieme delle cascine situate lungo il sentiero (strada dell’acqua) che dalla Mundáda conduce al Piatón.

Vi tenevano il bestiame grosso e quello minuto, da maggio a ottobre le famiglie del Fénéi.

Dei monti alti di Spruga il Fénéi (con il Tabíd) è il solo a non essere contiguo al pascolo patriziale. Da questa situazione nacque la necessità, per la gente del Fenéi, di disporre di ricoveri per il bestiame, contigui coi pascoli patriziali durante il periodo di proibizione del vago pascolo.

Tutte le cascine dei Cióss sono state costruite su terreno patriziale.

Nel 1906, il sedime d’una di queste cascine di mq 63 fu venduto dall’amministrazione patriziale per franchi 10.–

A proposito di terreni del Comun Grande (in seguito Patriziato Generale) è giusto ricordare che nel 1805 e 1809 il suddetto Comun Grande aveva messo in vendita 82 pezze di terreno comune già “abbonato” dai particolari.

In seguito alle proteste di un paio di comuni, alcune di queste vendite furono annullate e ciò originò una causa tra il Comun Grande e un Marconi di Spruga, che durò decenni.

Una deliberazione del 15 novembre 1817 del Consiglio di Stato, parla d’una “cassina” abusivamente costruita nel Faéd e fatta demolire verso il 1814 dalla forza militare.

Per la costruzione abusiva fu pure applicata una multa di fr. 200.–.

La causa che ne seguì era ancora in corso nel 1857.


al CÖRN



Maggengo abbandonato da molti anni, situato sulla sponda destra del fiume Isorno, vicino al confine con l’Italia a 1027 s/m.

Nel diciottesimo secolo il “Cörn” e vasti appezzamenti di bosco all’intorno appartenevano alla famiglia Bezzola detta Martino di Spruga.

Prativo medolaro, bosco e rocce.


Citato in un documento:1.25 - 1790 agosto 11.

Lettera del console Gaitano Garbani di Russo alla squadra di Crana.

Nell’intento di risolvere bonalmente una vertenza insorta fra il comune d’Onsernone ed un signor Giambone a causa di alcune piante tagliate nel bosco del Corno, il Garbani chiede alla squadra di esprimere preventivamente un parere in merito.

(Un. 1.11/doc. 2. 1.25 - 1790 agosto 11. Archivio Comunale di Comologno).

Citato in un documento di vendita del 13 marzo 1728,

(un terreno prativo e boschivo con merigio dentro, situato a Comologno dove si dice al Cornu).


la CÓSTA DÉLA SCERÍÍSA



Toponimo che indica il costone che inizia tra il Cas de Dént e il Bógh e scende a ovest del Quádru, verso la carrozzabile dei Bagni.

Zona di prati, rocce e cespugli.

Citato in un documento di vendita del 23 settembre 1772,

(un prato nella Costa della Cerasa).


Permuta del 15 gennaio 1781, (Un prato si trova dove si dice la costa della Ceresa).


Convenzione e cessione del 17 ottobre 1716, (nella Costa della Sciresa).

Documento di vendita del 6 maggio 1730, (un prato con due roveri situato nel territorio di Spruga dove si dice nella costa della Sciresa).


al CRÖS DEL VALÁ



Canalone che dal Piano dei Bagni, sulla destra del fiume Isorno, sale fino al Mazér.

Merita una citazione particolare perchè, per diversi secoli, segnò il confine tra il Comune di Craveggia e l’Onsernone.

Dopo l’acquisto della maggior parte dei diritti sugli Alpi in territorio italiano, Craveggia stipulava con l’Onsernone, il 17 novembre 1573, una convenzione per i termini, passaggi, diritti d’acqua e di pascolo, che sono riprodotti in modo dettagliato sul libro di Giovanni Maurizi “Il nuovo Comune di Craveggia” edito dalla tipografia Antonioli di Domodossola nel 1930.

In detta convenzione sono precisati anche i “sassi grandi et immobili” portanti le croci che stabilivano l’esatta linea di confine.

Attualmente di loro non si trova più traccia.

Richiamando anche quanto detto sul Monte Camána, vale la pena di aggiungere che , questo lembo di terra, fu per molti anni terreno di disputa tra i confinanti.

Ed anche se, nel documento citato, furono fissate le terminazioni e le condizioni di uso dei beni si venne sovente a litigio.

Nel 1695, per alcune rivendicazioni di boschi si era venuti a vie di fatto tra alcuni pastori di Russo ed altri di Craveggia.

Nella tenzone rimase ucciso Giacomo Antonio Paladino.


ái CRÓVAD



Cróvad = abete bianco.

Il toponimo deriva dalla presenza di diversi bellissimi esemplari di abete bianco.

“I Cróvad” sono l’unica stazione dell’abete bianco sul versante sinistro della valle nel territorio dell’ex comune di Comologno.

Sono situati sul costone che separa il bacino imbrifero del riale di Spruga, da quello del riale di Comologno, lungo il sentiero Piansecco - Saléi.

A sud - ovest sono delimitati dalla “Vertü´ra”.


al CRUSÍGN



Avvallamento situato a valle del Quádru, a Spruga, che separa il Nusígn dai Boll.

Citato in un documento:3.58 - 1797.

Nota, e stima de’ beni Marconi al Fenaro, fatta nel 1797 dal sig. Vigini (…).

Vi si elencano beni immobili situati nel Cugnolo, sopra la Traversa, à Tetto nuovo, nelle Pezzole e al Crosino per un valore complessivo di 1’683 lire.(Un. 2.18/doc. 2. 3,58 - 1797.

Archivio Comunale di Comologno).


i CRÜVÍSC



Prati ora infestati di frassini che si estendono tra la Capèla Frü´cia e la casa del Gésufat.


al CÜGNÖ´L



In zona Fenéi, citato in un documento:
3.58 - 1797.

Nota, e stima de’ beni Marconi al Fenaro, fatta nel 1797 dal sig. Vigini (…).

Vi si elencano beni immobili situati nel Cugnolo, sopra la Traversa, à Tetto nuovo, nelle Pezzole e al Crosino per un valore complessivo di 1’683 lire.

(Un. 2.18/doc. 2. 3,58 - 1797. Archivio Comunale di Comologno).


i CULDRÖ´I


(CULDRÖ´L)



Toponimo dei prati situati a valle dell’abitato di Spruga, tra la Valégia e la Capèla, si trovano sull’orlo di un pendio molto ripido che scende verso il fiume Isorno.

(Da cui il nome prati (cürt) sull’orlo.)


la CÚLTIVA DEL PIANSÉC’’



Almeno a Spruga, sinonimo di “bunóo”, la cultíva è il terreno, in origine di proprietà patriziale, che, sui monti, circondava le cascine.

Solitamente veniva bonificato, recintato con una “cióssa” in pietra e poi acquistato.


Il Prof. Walter Gamboni: "ci dice che con atto di vendita

dell’11 luglio 1942 mio padre acquistava dal Patriziato la Cultíva del Pianséc’´".

Erano circa mq 1115 di terreno per franchi 75.– ridotti a franchi 67.– perchè parzialmente franoso.


al CÚRMAJÙ



Corte maggiore.

la CURPAGLIAZIA



A Spruga.

Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1692,

(un campo con un limido situato alla Corpagliazia


al CURTESIÉL


(CORTREL)


A Spruga.
Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobre 1716,

(al Cortrel).


al CURTÍGN



A Spruga.
Citato in un documento di vendita del 23 febbraio 1790,

(un prato detto il Cortine).


la CURÚNA DÁLA BÓLA



Passaggio trasversale, solo per esperti, attraverso le rocce “dála Bóla”.

È agibile solo con tempo secco e congiunge in modo rapido le zone del Mundón e dei Cantunítt, sopra il Custiérb de Scíma.


i CURUNÉLL,


la CURUNÉLA



Zona oltre il Passét che, a valle del sentiero per il Marchés, si estende fino alla strada per i Bagn e Sot al Custiérb.

I Curunéll sono delimitate a ovest da una “cióssa” (chiudenda).

Parte dei Curunéll rappresenta uno dei tanti terreni “cultív” bonificati abusivamente.

Il Patriziato, davanti al fatto compiuto, vendeva il terreno all’occupante.

Nel caso specifico dei Curunéll vicino al Pinello esiste la lettera del 6.10.1894, con la quale l’amministrazione patriziale invitava l’occupante a presentare le sue osservazioni e le sue domande.


i CURUNÍT



Terreno boscoso tra la Valégia da la Frud e la Burelíída.

Sotto la strada dei Bagn fino al fiume Isorno.


i CUSTELÚI



Prati abbastanza ripidi delimitati in basso dal sentiero che dal Fénéi Viéc conduce al Téc, in alto dal sentiero che dalla Mundáda porta al Piatón, passando per i Ciòss.


al CUSTIÉRB DE SCÍMA - CHIGNÖ´L



Appena dopo il Passét, dal sentiero per il Marchés, si stacca e si sviluppa più a valle, il sentiero per il Chignö´l.

Ritroviamo ovviamente i Curunéll, la Ciòssa e i Funanítt da Sot; poi il Sass Quádru, il Piègn Sot (proprio sull’orlo delle pareti rocciose della Frùd, la Grúnda déla Sentííra e, dopo il passaggio della Valégia del Piatón, il Chignö´l.


al CUSTIÉRB DE SCÍMA - MARCHÉS



Per indicare con maggiore chiarezza i toponimi della zona compresa tra la Valégia del Passét e il Marchés è sicuramente preferibile fare un elenco dei nomi dei luoghi che si trovano lungo il sentiero che li congiunge.

Passét è la denominazione del punto in cui il sentiero supera la “Valégia” e i “Passit” è il toponimo della zona circostante.

A monte del Passét, sul versante sinistro della Valégia abbiamo i Cantunítt e la Grúnda déla Bóla, mentre dirimpetto, a destra della Valégia troviamo la Múnda, i Pésc e il Mundón.

Subito dopo il Passét, seguendo il sentiero per il Marchés abbiamo i Curunéll e la Ciòssa che delimitava gli appezzamenti bonificati.

Oltre la “Ciòssa” incomincia la zona della Présa al cui interno abbiamo prima i Funtanítt da súra e poi la Fraschélina con in alto il Balm déla Málva.

Procedendo lungo il sentiero ecco il Sass déla Grúnda del Marchés, il Piègn del Marchés e, infine, il Marchés.

Dal Marchés passava la “Cáral” che, proveniente dal Técc dal Böcc, proseguiva per incontrare quella che veniva da Spruga, all’entrata del Fénéi, dove si dice alla Capèla.



al CUSTIÉRB DE SCÍMA


Nucleo montano arroccato su d’un promontorio a circa quindici minuti da Spruga. Sopra la C’´a Nóva, a mattina della Valégia de la Bóla e sotto la faggeta dei Cantunítt. Il terreno, prativo, sta diventando un bosco di Frassino.

Gruppo di cascine e prati ubicato lungo il sentiero che da Spruga porta al Marchés.
È delimitato, in alto, da un bosco di faggi, in basso dalla C’´a Nóva, a mattina dalla Valégia del Médéi e a sera dalla Valégia del Passét o di Sot al Custiérb.
Costa dell’erba
Citato in documento:
3.52 - a719 ottobre 23.
Romerius Bezzola fq Joannis di Spruga acquista al prezzo di 100 lire terzole tecto uno consistenti in stabula bestiarum cum camano ibi anexo situato a Spruga dove si dice al Coscierb di sopra.
La stalla apparteneva ai figli minorenni di Romerius Mazzini dicti Sprughoti ed è stata messa all’asta per saldare diversi debiti degli stessi. Quest’ultimi sono rappresentati dal loro tutore, Antonius Gamboninus fq Joannis Ant. di Spruga.
L’atto di vendita è stato redatto alla presenza di Antonius Schira, delegato del lanfogto.
Testimoni: Jacobus Raimonda di Comologno, Jacobus Gandulfus di Spruga e Petrus Antonius Raimonda di Comologno.
Notaio: Petrus Jacobus Peverada di Loco.
(Un. 2.17/doc. 1 - Latino. 3.52 - 1719 ottobre 23. Archivio Comunale di Comologno).
Al Custiérb,

A Spruga.
Prati, campi, rocce, cespugli e bosco di faggio.
Citato in un documento di venditadel 25 ottobre 1780,

(situate nel territorio di Spruga dove si dice
a Coscerbo).
Documento di convenzione e cessione del 17 ottobre 1716,

(al Coscerp).
Documento di vendita del 25 ottobre 1780, (un campo con un pezzo di limido situato a Coscherbo).
Documento di vendita del 23 ottobre 1719, (un tocco d’un campo arrativo con il suo limito prativo situato a Spruga dove si dice all Coscierb).






a la, in déla CUSTÍNA


A Spruga, prato



Citato in un documento di vendita del 18 maggio 1791, (un prato dove si dice nella Costina).




in del Custón Svizzér


A Oviga. Si trova sul sentiero che dal Punt del Düca (con relativo Pozz del Düca) che porta dalla Piva, scavalcando il fiume Isorno, fino al sentiero della Rüscáda passando attraverso l’alpetto del"Pizz




al CUSTÓN TALIÁN


Si trova sul sentiero che dal Punt del Düca (con relativo Pozz del Düca) che porta dalla Piva, scavalcando il fiume Isorno, fino al sentiero della Rüscáda passando attraverso l’alpetto del"Pizz".




i, in di CUVANÍG´´


Prati che dalle cascine del Fénéi si estendono fino alla Cáral che dal Pianséc’´ de Dént raggiunge la Mundáda.
Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobre 1716, (i beni sono situati a Spruga nella località di all Mondon, la Pescia, al Piano seco, la Covanica).




a la D'RÉSNA


Valegiúi




a DALP



Termine usato a Spruga per indicare l’Alpe Péscéd; con la denominazione di Corte Maggiore figura in documenti del 13° secolo. Gli stabili di Corte Maggiore erano situati più a occidente dell’attuale Péscéd. Il luogo riconoscibile dalla presenza di rovine, è denominato ora Curmajù.
Citato nelle pergamene no.10, 14 giugno 1265, no. 37, 29 giugno 1319, "...dove si dice "in Oru de Murioy", più precisamente nel territorio dell’alpe "Curtis Maioris", - no 32, 18 maggio 1313, no. 34, 27 gennaio 1334, ... "de Curte Mayori", - no. 33, 18 maggio 1313, ..."de Curte Magiori", del Patriziato Generale d’Onsernone, - no. 3, 3 giugno 1313, "... dell’alpe denominato "de Curte Maiori"", - no. 10, 13 giugno 1381, "... dell’alpe "Curtis Mayoris"", dell’Archivio Cantonale Bellinzona, Fondo Aline Valangin, Ascona, [Archivio Storico Ticinese, no. 119. giugno 1996]. Pergamena del 14 giugno 1265, "... ove dicesi "morù de Murjzoy", nel territorio della terra detta "alpis castis maioris"", del libro Il Comune di Onsernone, II Edizione, del Prof. Lindoro Regolatti
.




De Dent dái Ticc déla Mundáda


La Mundáda è uno dei monti alti di Spruga, immediatamente a sera del Pianséc’´ de Dént. È alla Mundáda che abbiamo uno degli sbocchi nei pascoli patriziali delle "caral" che provengono da Spruga e dal Técc dal Böcc.
Dopo le stalle della Mundáda.
Citato in un documento di vendita del 2 dicembre 1733, (un prato situato dove si dice di dentro delli tetti della Mondada).




in di Dürnéi



Vedi Sot del Dürnóo. In italiano il "dürnóo" è la frana.






al Dürnóo



Zona scoscesa e franosa, sotto il monte Piánsec’´, all’entrata del Monte Fénéi, a mattina, sulla strada di transito, si trovavano due case, ora diroccate. In questa zona ha inizio la Valégia dála Bóla, le cui scaturigini (sorgenti) sono sfruttate dall’azienda comunale acqua Comologno - Crana.
Luogo situato lungo il sentiero che da Sot al Tabíd porta al Fénéi. Lo stabile esistente è crollato.
Campi, medolaro e bosco.
Citato in un documento di vendita del 5 luglio 1780,

(un prato al Darnone).
Debito del 19 marzo 1685, (a Spruga, un prato con annesso un campo arativo ad Scarenatum sub Plano).




a l’ Érta



Gruppo di case della frazione di Spruga nella zona SO.
Gruppo di costruzioni situate sulla costa che dal Nusígn scende verso il fiume.

La ripidità della costa è certamente all’origine del toponimo.
Citato nella pergamena no 21, 2 gennaio 1285, "in Montem de la Spruga in somo Ori de Alfetis" del Patriziato Generale d’Onsernone; [Archivio Storico Ticinese, no. 119. giugno 1996].
Campi e coltivo.
Al Herta; nel territorio di Spruga.

Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).
Citato in un documento di vendita del 12 novembre 1726, (un prato con una cascina all’Hert alla Motta).
Documento di vendita del 23 settembre 1772,

(un prato all’Erta).




in del, al Faéd



Nella parte alta quattro immobili, originariamente agricoli, ora residenze secondarie raggiungibili da Spruga in circa dieci minuti. Terreno prativo, ora preda del bosco.
Toponimo dei prati che, a sud - ovest di Spruga e superiormente alla strada per i Bagni, sono compresi tra la Valégia di Séit e la Valégia del Medéi.
All’interno della zona, lungo il sentiero tra Spruga e il Custiérb, troviamo le belle cascine del Faéd e una graziosa cappella.
Prati.
Al faiedo; nel territorio di Spruga. Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).




in déla, la Faísciada déla Cósta



È il rigoglioso bosco di faggi posto tra il Piègn Dröl e il sentiero tra il Técc e la Camána





al Fénéi Viéc, al Fenéi



Ruderi situati a ovest dell’attuale Fénéi; attestanti la presenza di costruzioni. Edificato ai piedi d’un ripido pendio, sembra sia stato abbandonato per il pericolo di valanghe.
Folto gruppo di cascine su un bel terrazzo, lungo il sentiero tra Z•ot al Tabíd e il Téc. È ubicato al margine superiore del terrazzo, ai piedi dei Cuvaníg’´, i prati a valle della Mundáda. Probabilmente il toponimo deriva da fégn (fieno), in quanto i prati del Fénéi erano certamente i più produttivi. Dal punto di vista architettonico il compatto gruppo di cascine costituisce, visto soprattutto dall’alto, un nucleo di rara bellezza. Purtroppo negli ultimi anni il Fénéi ha dovuto subire qualche danno che poteva essere evitato.
Al fenee. Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).
Citato in un documento:
3.58 - 1797.
Nota, e stima de’ beni Marconi al Fenaro, fatta nel 1797 dal sig. Vigini (...).
Vi si elencano beni immobili situati nel Cugnolo, sopra la Traversa, à Tetto nuovo, nelle Pezzole e al Crosino per un valore complessivo di 1’683 lire.
(Un. 2.18/doc. 2. 3,58 - 1797. Archivio Comunale di Comologno).
Citato in un documento:
3.59 - post 1809 febbraio.
Stima dei beni, situati al Fenej, degli eredi del fu Gio’ Antonio Marconi di Comologno e di Marianna Remonda nata Candolfi, sua consorte (sic). Si tratta di una trascrizione, non identica, del documento precedente (N. 3.58).
Segue: beni degli stessi eredi secondo la ricognizione stata fatta nello scorso febraro 1809 per il signor Gio’ Domenico Marconi, come la sua lettera 5 febraro suddetto.
(Un. 2.18/doc. 3. 3.59 - post 1809 febbraio. Archivio Comunale di Comologno).
Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1790, (due prati (uno dei quali con dei campi annessi)
al Fenaro).
Documento di vendita del 25 maggio 1791, (sette campetti arativi con lil suoi limidi prativi e un prato con tre campi arativi al Fenaro, la casa di abitazione di Guglielmo Gandolfi, composta di una stalla, canapetto, cucina e solaro con suo spazzacale tutto andante coperto a piode, situata anch’essa al Fenaro).
Citato in documenti del 1716, 1780, 1790.



al Fil de Sprüga



Era la partenza del filo consortile per portare legna e fieno alla Terra di Spruga
(vedi Bátüda déla Capèla).
Si trova sul sentiero che dal Punt del Düca (con relativo Pozz del Düca) che porta dalla Piva, scavalcando il fiume Isorno, fino al sentiero della Rüscáda passando attraverso l’alpetto del"Pizz".




la Fraschélina



Lungo il sentiero dal Custiérb de Scíma al Marchés, subito dopo i Funtanítt da Súra troviamo la zona denominata Fraschélina




al Frassán



Situato a Spruga.

Citato in una convenzione e cessione del 17 ottobre 1716,

(il Frasen).
Citato in un documento di vendita del 18 maggio 1791,

(un prato nel Frossen)




a la Frud



Parte terminale di una delle tre "Val" del bacino imbrifero della Val déla Camána.
Ricca di pietraie e disagevole è il paradiso della Rosa delle Alpi
(Rhododendron Ferrugineum).
Nella parte inferiore è costituita dal Piègn di Frud.




a la Frud



Lungo la strada per i Bagni, è il nome della cascata formata dal ruscello della Val del Piatón.

Le rocce che fanno corona alla cascata sono la stazione invernale del picchio muraiolo (Tichodroma muraria) che in dialetto, per i suoi bei colori, è chiamato "bèlaròsa".




a la Frunt (Fronte)



Bosco di faggio con una cascina, sotto i Culdrö´i.

Zona dove la vecchia mulattiera fa gomito, uscendo dalla Valle del Ri di Spruga, dopo il vecchio mulino.

Qui si dirama per salire a Spruga, scende alla Píva - Dázzi e verso la Bisáda.

Quindi luogo di fronte, di testa, cioè fronte, limite, ecc. (Vedi documenti).

Prato medolaro, gerbivo e bosco di faggio.

Citato in un documento di vendita del 29 novembre 1785, (un campo arativo con il suo limido annesso nei Frent).

Documento d’affitto del 22 settembre 1710, (tre campi in di Front).

Altro documento d’affitto del 22 settembre 1710; (tre campi arativi in di Front).

Documento di vendita del 1 aprile 1728,

(un campo arativo con limiti prativo situati nelli Fronti).







la Funtána d’Sot Tabíd


Situato sul monte d´Sot Tabíd.
Terreno medolaro franoso
.



la Funtána del Fenéi


Spruga in zona del Fenéi.
Citato in una convenzione e cessione del 17 ottobre 1716,

(alla Fontana del Fenéi)


la Funtána del Quádru


La "Funtana del Quádru"è stata costruita dalla Terra di Spruga nel 1893.

Più che una fontana si tratta di un abbeveratoio per le mucche della frazione durante l’inverno.


All’inizio degli anni ‘90 la fontana è stata parzialmente restaurata.

Rimane da sostituire l’attuale tetto in cemento con il tetto in piode.

La fontana del 1893 sostituiva la vecchia fontana della Terra di Spruga che si trovava quasi certamente sul sedime dell’attuale casa degli Eredi Dante Mordasini, posta a qualche metro di distanza.

Dai verbali della Terra di Spruga apprendiamo che in una risoluzione del 21 marzo 1823 si decideva di restaurare la fontana: "la fontana si dovrà crescere la longuezza di N. quatro brazza e di dui di larguezza". Sempre nella stessa seduta del 21 marzo si risolveva di :

"Fare un pozzo per lavare e di potter anche mettere le palie".
Il terreno per ingrandire la fontana era proprietà di Carl’Antonio Bezzola detto Pierotta e quello per il pozzo di Guglielmo Remonda Fiorenza (sono i Remonda del Cas de Fóra).

Con entrambi i proprietari si era stabilito un prezzo per il terreno di "Lire 24 al brazzo". I terreni del Bezzola e del Remonda passarono poi in proprietà ai Mordasini.
Il Carl’Antonio Bezzola detto Pierotta era in quel momento segretario del comune di Comologno. Era appena tornato dalla Francia dove, a Nevers, aveva venduto il negozio e a Varenne

(vicino a Nevers) aveva venduto una casa e mq 15500 di vigna!!!
Il Guglielmo Remonda Fiorenza era in quel momento il segretario della Terra di Spruga e la sua famiglia aveva un commercio di "capelli di paglia e treccia in Cantello Stato Sardo".




la Funtána déla Puzzóla



Alla Mundáda di Spruga




la Funtána déla Vertü´ra



Situata sul sentiero a ovest dei Cróvat, sopra i Gress.

Il toponimo deriva da fenditura apertura. Questa fontana serviva ad abbeverare il bestiame del Péscéd al momento che pascolava nella zona di Cróuat e vicinanze.

Il nome è pure esteso alla zona circostante alla fontana.

Citato nella pergamena no. 91, 11 novembre 1524, "apud Fontanam de la Vertura", del Patriziato Generale d’Onsernone.

[Archivio Storico Ticinese, no. 119, giugno 1996].




la Funtána



Zona situata sul monte Sot al Tabíd, a valle del sentiero che dallo stesso porta al Fénéi; c’è una fontana dove si rifornivano d’acqua i residenti di Sot al Tabíd.

Si estende in basso fin verso il Bógh.
Citato in una convenzione e cessione del 17 ottobre 1716,

(alla Fontana).




la Funtána



Toponimo ovviamente molto diffuso in quanto collegato alla presenza di fontane.

A parte le fontane degli acquedotti costituite di lastre di pietra, per "funtána" s’intende, nella sua esecuzione più semplice, una buca nel terreno, chiusa sul davanti da una lastra di pietra.

Esistono esecuzioni più elaborate come, per esempio il " Puzzígn del Fénéi" che è addirittura coperto da un tettuccio in piode.




i Funtanít da Sot



Appena dopo il Passét, dal sentiero per il Marchés si stacca e si sviluppa più a valle il sentiero per il Chignö´l.

Subito dopo i Curunélla a la "ciòssa" che li delimita troviamo i Funtanít da Súra




i Funtanít da Súra



Lungo il sentiero dal Custiérb de Scíma al Marchés, appena oltre la "ciòssa" che delimita a sera i Curunéll, troviamo una zona boscosa denominata Funtanít da Súra.



in di Fuus



Zona boscosa e sassosa dalla Burelíída fino alla Valégia dála Culéta e dalle rocce dei Ruvulésc fino al Piègn d´i Cran.


a la Gána



Nome del bosco di faggio situato a valle del Piègn del Fénéi, nella vasta zona denominata Préda.



a la Gána


Pietraia tra il Pianséc’´ de Dént e il Fénéi. Lo stabile ivi esistente (C’´a déla Gána) è crollato.



i Ganèll


Toponimo della zona incolta e sassosa che si estende dal Teciásc alla Funtána e alle cascine del Pianséc’´ de Fóra.
Vasta zona situata tra la Scalína e il sentiero che dal Tabíd porta al Pianséc’´ de Dent.



i Gann



Pendio sassoso sopra i Piéi, fino alla strada dei Bagn, tra la Valégia del e la Valégia déla Frud Custiérb



al Ganón


Gran pietraia che si situa sotto il Munzélüm, a est del Péscéd.


Vastissima pietraia ai piedi del versante orientale del Munzélüm.



la Gása



Si trova sul sentiero che dal Punt del Düca

(con relativo Pozz del Düca) che porta dalla Piva, scavalcando il fiume Isorno, fino al sentiero della Rüscáda passando attraverso l’alpetto del"Pizz".



a la, la Gratína


Gratína prese il nome dal cancello (gratígn) che sbarrava l’accesso verso i fondi privati del bestiame che pascolava sul confinante terreno patriziale.

Il gratígn chiudeva il sentiero Fenéi - Tec - Camána.


Lungo il sentiero tra il Fénéi e il Téc, toponimo che indica il ripido pendio, compreso tra la Valégia del Piatón e la Cióssa (chiudenda) che delimita il prato.

Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1692,

(un terreno prativo e campivo alle Crate un terreno prativo con un campo in Cratt).



in di, i Gres


Luogo tra il Tabíd e Lig’´ü´nc, ricco di sorgenti.

A primavera è subito verde; era adibito a pascolo.

Luogo molto acquitrinoso lungo il sentiero tra Scíma al Curt e i Lig’´ü´nc.

Coste acquitrinose che partono sopra il Tiro (Tir) e vanno fino alla Piènc’´a, che è situata tra Pianséc’´ e Lig’´ü´nc.





a la, la Grúnda déla Sentííra



Difficile passaggio lungo il sentiero per il Chignö´l, non era possibile passare con i carichi (rés) di fieno, per cui gli stessi erano trascinati.
Anticamente alla Grúnda déla Sentííra c’era un piccolo ponte che facilitava il passaggio.



Grúnda, la



la Grúnda - i Grúnd (plurale di Grúnda.


Sostantivo usato per indicare la parete rocciosa.
Siccome le rocce da noi non difettano, troviamo il toponimo molto spesso.
Ricordiamo in particolare: la Grúnda del Bógh, la Grúnda da Curmaiú, i Grund del Guáld.
In giugno, quando si pascolava il bestiame, si poteva rientrare solo quando il sole arrivava ai Grund del Guáld. Erano le 19.30.
In settembre invece quando il bestiame rimaneva fuori tutto il giorno, si veniva a casa a pranzo.
Era mezzogiorno al momento in cui il sole si trovava perpendicolarmente sul Parasúl.



in Larècc




Alpe in Italia, nella zona dei Bagni di Craveggia



al Limád di Fèss




Fass = singolare - Fèss plurale. È chiamato così perché, ubicato sotto il filo a sbalzo, vi cadevano i carichi di legna. Noim metterebbe conto di parlare del "Limád d’i Fäss", toponimo più che altro "familiare" e recente, se non fosse l’unica traccia rimasta del filo a sbalzo. Il Consorzio Filovia di Spruga, come ufficialmente veniva chiamato, si costituì nel 1925 "per la facilitazzione del trasporto di legna d’ardere, legname, fogliame, ecc". Le tratte della "Filovia" erano tre ed erano nell’Oviga: dal "Custón", vicino al confine con l’Italia "in d’i Suliu" al "Möt del Casón", la prima; dal "Möt del Casón" al "Pizz", la seconda; dal "Pizz" ála Capèla", dove c’era una "sosta" con il tetto di lamiera, la terza. L’avventura del filo a sbalzo si concluse negli anni ’50. Rimangono tanti ricordi: fu negli anni ’40 che il padre del prof. Walter Gamboni gli insegnò a fare i nodi, in particolare "al grop dopi o quadru" e il "chèbi". Agli stessi anni appartiene il ricordo di tanta fatica, tanto freddo e tanta "püfia" (neve polverosa). A "mandare legna" si andava soltanto in inverno e nell’Oviga c’era poco sole. Al "Möt del Casón" quando lo zio Alessandro del prof. Walter Gamboni lo sorprendeva a guardare il versante solatìo, inondato di sole, mi diceva sorridendo: "tiégn dür pinign che u riva al pà di malvestid". A casa mia ho conservato le testimonianze materiali di quel periodo: due tipi di "ruzzèl" (carrucole), delle quali mio padre aveva una cura quasi paranoica, e i "cubiétt". Il filo della tratta da Pizz alla Capèla di Spruga non era molto teso e, nella sua lunga parte terminale, era piuttosto pianeggiante. Per conseguenza capitava che i fasci di legna si fermassero proprio in quella tratta, più meno lontano dalla "batüda". L’incoveniente era quasi sempre dovuto ad una cattiva manutenzione delle carruccole (ruzzèll) che portava la rotella della carruccola a slittare sul filo. Concretamente la rotella della carruccola cessava di girare lungo il filo e incominciava a slittare, intaccando e comsumando la superficie della rotella a contatto con il filo. Esaurita la forza d’inerzia il carico di legna si fermava. La "ruzèla slitada" era ormai inservibile.
A quel momento si imponeva, per liberare il filo, il recupero del carico o la pura e semplice eliminazione dello stesso.
Quando il carico si fermava a poca distanza dalla "batüda" si ricorreva spesso al recupero che chiameremo "umano". Era solitamente un baldo giovanotto che, a cavalcioni di un robusto "brandul", di faggio, appeso al filo con una "cubiéta" e una carruccola, si inoltrava sullo stesso e recuperava il fascio di legna.
Era pure possibile il recupero con il "diàul", un attrezzo costituito di un travetto rotondo di legno lungo un paio di metri e del diametro di una decina di centimetri munito, ad una estremità, di due "corna" di metallo ripiegate e di una lunga fune.
Percorrendo i prati situati sotto il filo (nel caso specifico i "Cul’dröi"), si trascinava il "diàul" lungo il filo fino ad agganciare la "cubiéta" del carico bloccato che poi veniva condotto alla "batüda".
Qualche volta, raramente, il fascio di legna si arrestava in un punto irraggiungibile con il "diàul". Erano possibili allora due soluzioni: la prima era quella di "mandare" un carico che spingesse il più vicino possibile alla "batüda" il fascio di legna fermo; la seconda era quella di liberare il filo "mandando" un carico alla amssima velocità possibile.
Era una decisione sofferta perchè comportava la perdita della legna, "di ruzèll e di cubiétt". Nel caso specifico si ricorreva ad un "buriél" (travetto molto pesante) "mandato di punta", vale a dire con due carruccole. Il risultato era quasi sempre devastante.
Anche l’eccessiva lubrificazione delle carruccole presentava un incoveniente pericoloso. I carichi arrivavano alla "batüda" con troppa velocità. Malgrado la presenza alla "batüda" di fascine o di "copertoni" per attutire l’urto il fascio di legna "esplodeva" pericolosamente.
Per regolamento il filo poteva essere utilizzato dal 1. Novembre a fine marzo, quando erano presenti gli emigranti e forse anche per evitare danni ai terreni coltivati. La realizzazione del filo a sbalzo si inserisce in quel periodo, operosissimo per la Terra di Spruga, che fu la prima metà del secolo che sta per concludersi. Nei primissimi anni del secolo i tentativi, falliti, dei Terrieri di Spruga di separarsi da Comologno e di avere un proprio cimitero che avrebbe dovuto sorgere "Riva del Sass" sopra la cantonale. Alla vigilia della prima guerra mondiale il tentativo di avere un nuovo edificio scolastico che doveva essere costruito alla "Capèla". Non se ne fece nulla. Nel 1915 la costruzione dell’acquedotto del Pesciéd. Negli anni ’20 la fondazione della Cooperativa, l’acquedotto agricolo dei monti alti di Spruga, il consorzio per la "filovia"; negli anni ’30 la costruzione della piazza di giro, "la piàzzeta", la strada Spruga - Bagni, i nuovi stabili sugli alpi Pescéd e Saléi, la linea per l’elettricità sui monti e la riattazione del Capélan. Poi la guerra e nei primi anni ’50 i restauri dell’Oratorio, l’acquedotto agricolo di Spruga, la fognatura e la nuova dogana. Era la conclusione di un ciclo. Gli anni sessanta iniziarono con la chiusura della scuola elementare nel 1961. Era il primo segno tangibile dello spopolamento e del declino, inarrestabili, irreversibili. È un’opinione.



al Limád da Cò la Carál



A Spruga sulla Carál.


Citato in un documento di vendita del 17 ottobre 1707, (a Spruga, un terreno prativo e campivo situato al Limido di Cò la Carale).




al, i Limád



Sostantivo usato per indicare il terreno in pendenza fra due campi. Viene quasi unicamente usato all’interno della famiglia per denominare quei prati che ne presentano la caratteristica. Ricordo a Spruga, alcuni "limád":
al limád d’i fèss (fasci), (fass = fascio) - al limád de miézz - al limád de scíma.
Prati situati tra la Capèla e il Cas de Fóra.
È il toponimo usato per indicare i prati che dalla Capèla di Spruga s’estendono fino ai prati del Cas de Fóra e sono costituiti da "limád". In una vecchia foto di Spruga di circa un secolo fa, si vedono ancora i muri a secco che sostenevano i campi.
Negli anni ‘70 e ‘80 nei "limád" nidificava puntualmente lo stiaccino (Saxicola rubetra).
Coltivo.



in déla Lúnga



Situato a Spruga.
Campo ed erta. No. 696 della mappa.
Citato in una convenzione e cessione del 17 ottobre 1716,

(la Longa).



al Marchés



Direttamente sotto il monte Fenéi, dal quale dista circa 10 minuti.
Nel Mercheso, in zona del fenee (fenéi); nel teritorio di Spruga.
Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus fq Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneri trio mensis Januari.
Casolari a ovest di Spruga, raggiungibili con il sentiero che da Spruga passa per il Custiérb. I Proprietari vi tenevano il bestiame.
Campi, prati ed erte.
Nel Marchiso; in territorio di Spruga.
Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).
Citato in un documento di vendita del 23 febbraio 1790, (un prato e la metà d’una quadra di una cascina situati dove si dice il Marchese sotto al Fenei).



al Mátru



Dirupo prima d’arrivare al Balmiél.
Zona sassosa e impervia sotto la Préda Gróssa fino al Ri di Spruga.
Pendio ripido e roccioso a valle della strada per i Bagn che, scendendo da Spruga, appena prima della Madunína, precipita nel solco vallivo della Valégia del Balmiél.
Zona sotto al Capèlign.
Campi, prati, bosco e rocce.





in del Medariö´l di Pisár



Situato al Monte Téc del Fénéi, verso la Valégia.
Bonificato dalla famiglia Candolfi Pietro detto il Pisár.
Il nome proviene da raccolta di fieno da bosco, da medà.
Citato in un documento di vendita del 2 dicembre 1733, (un prato al Fenei in di Mederoli



al Medéi




Terreno molto ripido tra la Bisáda e la strada dei Bagn.
Vi sono alcune stalle.
Toponimo dei prati (ora in parte bosco) che, a sud - ovest di Spruga, a valle della strada per i Bagni, sono compresi tra la Valégia del Balmiél e la Valégia del Medéi.
All’interno della zona troviamo le cascine del Medéi.

[Medéi = fieno da bosco].
Al Medee; nel territorio di Spruga.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).
Citato in un documento del 1791.
2.5 Confraternita del SS. Rosario di Comologno.
2.38 - 1791 marzo 16.
Guglielm’ Antonio Macino di Spruga, in nome di Pietro Maria fu Gio’ Maria Bezzola, pure di Spruga, vende alla Confraternita dell SS. Rosario di Comologno, rappresentata dal suo priore, Giovanni del fu Pietr’Antonio Marcone, sei appezzamenti di terreno (prati e campi) situati a Spruga dove si dice nelli Medei e nelle Bisate.
Il prezzo di vendita è di scudi 25 locarnesi di lire 12 terzole che il venditore dichiara di aver già ricevuto.
La Confraternita riconosce al venditore il diritto di redimere tali beni dopo aver pagato il capitale e tutte le spese notarili. Fintanto che pagherà il fitto annuo del 5% alla Confraternita

egli potrà inoltre utilizzare i beni venduti.
Testimoni: Gio’ Antonio del fu Giacomo Antonio Sertori, Gio’ Pietro del fu Giovanni Cadoni e Carlo di Francesco Cadoni, tutti di Crana.
Notaio: Joannes Baptista Bianchini di Seghelina. (Un. 1.22/doc. 1; Archivio Comunale di Comologno).
Citato in un documento di vendita del 4 ottobre 1724, (la sua terza parte di due prati in Medei).
Documento di vendita del 16 marzo 1791, (un campo con il suo limido prativo, situati dove si dice
nelli Medei).



in déla, la Mòta di Ciòss



È il termine usato per indicare il pendio ripido, sassoso e anche sabbioso che dalle cascine di `Ciòss sale verso i pascoli della Piudélada.
È delimitato a sera dai Pinchétt e a mattina dalla Múnda.
La Mòta di Ciòss è il regno della ginestra

(Sarothamnus scoparius) che, una volta secca è un ottimo "accendifuoco".



in de la, la Mòta di Ticc [......delle stalle]



Toponimo della zona compresa tra il Fénéi Viéc e la Valégia del Piatón, quella che arriva alla Frud.
Prato.
Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobre 1716,

(la Motta dei tetti).
Documento di vendita del 23 febbraio 1790,

(un prato nella Motta dei Tecci).


la Mòta da Sot al Tabíd


Campi, erte e rive. No. 830 della mappa. Proprietà di Amadio fu Teodoro


a la, la Mòta


Casetta e terreno circostante, direttamente sopra la frazione del Cas di Spruga, direttamente sulla strada verso i monti alti e gli Alpi.

Nel Curt del Péscéd è il nome del breve pendio che, nella parte occidentale del Curt raggiunge il costone che scende dai Mutúi. Dalla Mòta parte il sentiero che attraversa tutto il versante ovest dei Mutúi e passando per Sot i Sèss raggiunge i Piéi déla Cánal. Per inciso diremo che nel Curt da Dalp, come in quello dei Saléi è molto frequente il culbianco (Oenanthe Oenanthe).

Citato in un debito del 17 ottobre 1701, (Un prato nella Motta).


in del, al Möt di Bevadù


[Baíta].

Si trova sulla costa della Camána, direttamente sopra le case, si chiamava così per la vicinanza alla fontana omonima, molto preziosa perchè unica in una vasta zona di pascolo. Ora questo toponimo si chiama “Baíta”.


al Möt de l’Érta


A Spruga.

Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1698, (a Spruga, un prato con un campo al Moto dell’ Herta).


in del, al Möt


A Spruga in zona del Fenéi.

Campi, medolaro e roccia.

Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1790, Cun prato situato al Fenei dove si dice nel Motto).Documento di vendita del 25 maggio 1791, (un prato al Motto).


dópu al Möt


Doppo al Motto; nel territorio del Tabíd. Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).



in di Mött


Vasta zona prativa a ovest del monte Fenéi, che va dal sentiero del chignöl al sentiero Fenéi - Tec - Camána, a ovest è delimitato dai Valegg e dai Böcc.

Campi, prati, medolaro e rocce.

Citato in un documento:
2.5 - 1760 gennaio 23.

Gli eredi del qm Pietro Sprugotto di Spruga, rappresentati dal loro tutore Remigio Bezzola di Comologno, vendono al beneficio delle due terre di Comologno e Spruga un campo con un pezzo di terra prativo contiguo situato a Spruga dove si dice nel Motto.
Il prezzo di vendita è di 36 lire milnesi, somma che resta all’acquirente ad estinzione di un debito di 40 lire terzole e relativi interessi, derivante da una donazione fatta al beneficio dal qm Remigio Macino detto Sprugotto.
L’atto è stato rogato alla presenza di Gio’ Maria Varese di Loco, delegato del lanfogto.
Testimoni: Gio’ Battista Notaro detto Cucco di Berzona, Pietro Bianchino di Seghelina e Guglielmo Antonio Cadone di Crana.
Notaio: Joannes Angelus Mella di Loco.
(Un. 1.17/doc. 1. 2.5 - 1760 gennaio 23. Archivio Comunale di Comologno).


in de la, la Múnda


Vasto pascolo dal pendio dolce, situato appena sopra le cascine della Mundáda.

Era il pascolo primaverile delle “vitelle”. Il Piègn d’i Védèll è appena sopra.

Bosco misto


a la, la Mundáda Sot i Cassín


Situato in zona del Fenéi.

Citato in un documento di vendita del 6 dicembre 1780, un prato al Fenéi dove si dice in monte della Mondada,cioè sotto le cascine).


a la, la Mundáda Sot i Ticc de la Cióssa


La Mundáda è uno dei monti alti di Spruga, immediatamente a sera del Pianséc’´ de Dént
È alla Mundáda che abbiamo uno degli sbocchi nei pascoli patriziali delle “caral” che provengono da Spruga e dal Técc dal Böc.

Stalle alla Mundáda.

Citato in un documento di vendita del 2 dicembre 1733, (un prato alla Mondada, sotto li tetti della Chiossa).


a la, la Mundáda


La Mundáda è uno dei monti alti di Spruga, immediatamente a sera del Pianséc’´ de Dént. È alla Mundáda che abbiamo uno degli sbocchi nei pascoli patriziali delle “caral” che provengono da Spruga e dal Técc dal Böc

Alla Mondada. Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

Citato in un documento:
3.19 - 1599 giugno 21.
Petrus fq Antonij Pedroni de Rubeis di Russo, abitante a Vocaglia, in qualità di tutore e curatore di Joanneta fq Romerij Scatini di Comologno, vende a Joannes fq Antonij Scatessi di Comologno i seguenti beni situati nel territorio di Comologno:
_ un terreno campivo e prativo dove si dice subtus Comolognium;
- un campo dove si dice ad Crucem;
_ un prato dove si dice ad Mondatas;
_ un terreno prativo e campivo dove si dice ad Tabidum;
_ tutti i beni spettanti alla detta Joanneta che si trovano nel luogo denominato ad Tabidum Pievem.
Il prezzo è di 410 lire terzole.
(Un. 2.6/doc. 4 - Latino - Documento incompleto. 3.19 - 1599 giugno 21. Archivio Comunale di Comologno).

Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobe 1716, (alla Mondada).
Documento di vendita del 15 marzo 1780, (la metà di una cantina alla Mondada).
Documento di vendita del 16 giugno 1790, (un prato situato nel territorio di Spruga dove si dice
alla Mondada).
Documento di vendita del 25 maggio 1791, (un prato alla Mondada).
Citato in un debito del 20 dilcembre 1694, (a Spruga, curtam unam prativam situata
ad Mondadam).


al Mundón



Esteso prato, ormai invaso dal bosco, situato tra la Val del Passét e il Marchés. Gli stabili ivi esistenti, al tempo adibiti a ricovero del bestiame sono ora (1997) caduti o cadenti

Prato

Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobre 1716,

(all Mondon).
Documento di vendita del 28 aprile 1790, (un prato con una quadra della cascina dalla cima al fondo situati dove si dice

il Mondone).


al Munzélüm


Punto più alto del massiccio dei Mutùi a m 2063 s/m.


a la, la Müráda


Campi e prato. No. 994 della mappa.

Proprietà di Mordasini Filippo fu Giovanni "Mon"


al Nusígn


Gruppo di case di Spruga, sotto l’inizio della strada verso i Bagn e sotto la Piazzéta.

Parte dell’abitato di Spruga compresa tra la Piazzetta e la Dogana, a valle della strada per i Bagn.
In sostanza comprende unicamente tre case. Nel ‘700 il Nusígn faceva parte di una superficie molto più vasta denominata Sot i C’´a.

Campo e prati.

Gruppo di case di Spruga, sotto l’inizio della strada verso i Bagn e sotto la Piazzéta.

Parte dell’abitato di Spruga compresa tra la Piazzetta e la Dogana, a valle della strada per i Bagn.
In sostanza comprende unicamente tre case. Nel ‘700 il Nusígn faceva parte di una superficie molto più vasta denominata

Sot i C’´a.


in de l Ör Piát


In or Piat; nel territorio di Spruga.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


in di, i Pasquéi


Al Pianséc’´ sono i prati compresi tra la “cáral” in basso, i Pignél in alto e i Canù a mattina.

(“Pasquee”, toponimo che sta ad indicare il luogo in cui si tenevano le assemblee delle antiche vicinie

[citazione da Ottavio Lurati]).


al Passét


Avvallamento attraversato dal ruscello “dála Bóla”, che raggiunge il Fiume passando la strada dei Bagn, sotto il ponte da “Sot i Custiérb”. Si trova a sera del “Custiérb de Scíma”.

Nome del passaggio sul ruscello, poco oltre il Custiérb de Scíma, lungo il sentiero per il Marchés. Il ruscello è la Valégia del Passét oppure Valégia da Z•ot al Custiérb e in alto déla Bóla.

Prato medolaro.


in di, Pesc ITALIA


È il primo Alpe che s’incontra in territorio italiano, lungo il sentiero che dalla Camána, passa per il Sassiél.

L’alpe è situato sul versante destro del Riál d’i Russít ed è stato caricato per decenni dalla famiglia Carimali.


al Pescéd


Dalp = Termine usato a Spruga per indicare l’Alpe Pescéd. Con la denominazione di Corte Maggiore figura in documenti del 13° secolo. Gli stabili di Corte Maggiore erano situati più a occidente dell’attuale Pescéd. Il luogo, riconoscibile dalla presenza di rovine, è denominato ora Curmajú

Citato nella pergamena no. 91, 11 novembre 1524, “alpem del Pecedo”, del Patriziato Generale d’Onsernone, [Archivio Storico Ticinese, no. 119, giugno 1996].

Citato in un documento:

3.18 - 1599 gennaio 16.
Speradeus fq Joannis Jotij di Comologno vende a Joannes fq Antonij Scatessi di Comologno una casera situata in alpe pescedis al prezzo di 116 lire terzole.
Il primo stipula anche a nome di Petrus et Jacobus consanguineorum suorum fq Petri Jotij et fq Romerij Jotij dicti poiaguerre[?] di Comologno e abitante in Valle d’Intelvi; il secondo anche in nome dei fratelli Petrus e Romerius fq Romerij Macini di Comologno. L’atto è stato concluso alla presenza di Lusernino fq Antoni Ramonde, luogotenente subdelegato del lanfogto Russinger di Basilea.

Testimoni: Luserninus [...] fq Antonij Ramonde, Jacobus fq Petri Macini e Lafranchus fq Jacobi Campilij tutti di Comologno.
Notaio: Jo. Dominicus Guidatius di Locarno.
(Un. 2.6/doc. 3 - Latino. 3.18 - 1599 gennaio 16. Archivio Comunale di Comologno).

Citato in un documento:
3.25 - 1607 - novembre 2.


Joannes fq Romerij Ferri e Joannes fq Romerij Rebelini, entrambi di Comologno, vendono ad Antonius fq Joannis Scatessi e Petrus fq Romerij Macini pure di Comologno casolera una cum medietate unius tecti et casoni situata nell’alpe de Pesciedo. Il prezzo è di 57 lire terzole.
Testimoni: Romerius Peverada di Loco, Martinus fq Jacobi Bacciari[?] di Berzona e Jo. Jacobus Guidatius figlio del notaio rogante.
Notaio: Jo. Dominicus Guidatius di Locarno.
(Un. 2.8/doc. 3 - Latino. 3.25 1607 - novembre 2. Archivio Comunale di Comologno).
Citato in un documento:
3.26 - 1607 dicembre 10.
Spirandeus fq Jouannis Jocij di Comologno vende ad Antonius fq Romerij Bustini di Crana, agente in nome di Petrus fq Romerij Macini di Spruga, casolera una cum medietate casoni unius plodis coperti situata sull’alpe Pusciedi per 80 lire terzole.
Testimoni: Petrus Franciscus Bacciochi, Joannes Petrus Bacciochi entrambi di Locarno e Petrus Gana servitor fides publicus dicte vallis Lusernoni.
Notaio: Jo. Jacobus Guidatius filius Jo. Dominici di Tegna.
(Un. 2.8/doc. 4 - Latino. 3.26 - 1607 dicembre 10. Archivio Comunale di Comologno).


Citato in un documento:
1.16 - 1779 aprile 12.
Giouan Giacomo Garbano, officiale della squadra di Crana, dichiara di aver ricevuto in prestito da Carlo Francesco Remonda la somma di 38 lire milanesi.
Il denaro è stato impiegato per pagare le spese giudiziali relative ad una vertenza riguardante l’alpe del Pesede.
Il debito viene rimborsato il 16 aprile 1809.(Un. 1.9/doc. 4. 1.16 - 1779 aprile12. Archivio Comunale di Comologno).

Citato in un documento:
2.12 - s.d. [XVIII secolo].
Il rappresentante della chiesa di Russo propone agli agenti della chiesa di Comologno di rilevare la metà del formaggio del primo giorno della caricatura degli alpi che annualmente la chiesa di Russo riscuote dai caricatori dell’Alpe del Pesciedo, visto che l’altra metà già spetta alla chiesa di Comologno.

Quest’ultimi rispondono di essere interessati non solo a rilevare il formaggio ma anche la somma di 3 lire e 4 soldi di Milano che i caricatori devono versare alla chiesa di Russo oltre al formaggio e chiedono un’offerta per il tutto.
Russo, domanda, trattandosi per così dire di un livello perpetuo, che deve durare sin tanto che esisterà l’Alpe vale a dire mundo durante, la somma di 100 scudi in contanti oppure un fitto perpetuo.
Il documento è stato redatto e firmato dal cancelliere Moschini.
(Un. 1.17/doc. 7. 2.12 - s.d. [XVIII secolo]. Archivio Comunale di Comologno).

Citato in un documento di vendita dell’8 maggio 1730, (un cassone con la sua cassera sitauto dove si dice in l’alpo del Piscede).
Documento di vendita del 30 maggio 1781, (un casone e una casara situati nel territorio di Spruga dove si dice al Pescedo).
Documento di vendita del 15 marzo 1780,
(Sull’alpe di Pescedo, un terzo di una casera, un terzo di un casone e un terzo di cantina).


a la, la Péscia Móta


Spiazzo situato lungo il sentiero che dalla Piudeláda conduce a Curmaiú.

È delimitato in basso dalla Faísciada d’i Sassíí d’i Frècc, in alto dai pascoli di Zünch, a mattina dai pascoli del Zegn e a sera dai Funtanítt.

Nella Péscia Móta sono molto diffusi il lichene d’Islanda (Cetraria Ach.) e l’uva orsina (Arctostapfilos uva - orsi), in dialetto “vulpagít”.


in di, i Pèzz del Tabíd de la bánda de fóra


Nelle pezze del Tabído dela banda di fuora; (Tabíd)
Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).



la Pèzza di Burít


Situata a Spruga, sotto le case del Fenéi.
Citato in una convenzione e cessione del 17 ottobre 1716,

(la pezza di Borit sotto le case del Fenei).


a la, la Pèzza Lúnga


Prato. No. 85 della mappa. Proprietà di Mordasini Guglelmo Lorenzo di Carlo


a la, la Pezzéta


Alla pezzetta; in territorio del Tabíd.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


in déla, la Pezzína del Pignèl


A Spruga in zona del Fenéi.

Citato in un documento di vendita del 24 luglio 1749,

(un prato nel Fenei dove si dice
la Pezina del Piniello).


in di, i Pezzoí


Nella zona di Spruga.

Citato in un documento:
3.58 - 1797.
Nota, e stima de’ beni Marconi al Fenaro, fatta nel 1797 dal

signor Vigini (...).
Vi si elencano beni immobili situati nel Cugnolo, sopra la Traversa, à Tetto nuovo, nelle Pezzole e al Crosino per un valore complessivo di 1’683 lire.
(Un. 2.18/doc. 2. 3,58 - 1797. Archivio Comunale di Comologno).

Citato in un documento di vendita del 25 maggio 1791,

(una pezza alli Pezoi).


al Pián de l’Ör


A Spruga in zona del Frunt
Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1692,

(un prato in Fonte il corte erro).


a la Piána ITALIA


Alpe situato in territorio italiano, ai piedi del Punción del Ross; sulle carte topografiche è indicato con il nome di Cimamonfracchio.


al Pianséc’’


Esteso terrazzo glaciale al limite superiore della zona coltivata, separato dai pascoli patriziali dalla “Ciòssa” o dal sentiero. Si divide in Pianséc’´ de Dént, caratterizzato dalle cascine raggruppate in un nucleo abbastanza compatto e in Pianséc’´ de Fóra, con le cascine in ordine sparso. La mancanza d’acqua, da cui il toponimo, ha spinto i residenti a dotare il monte d’un acquedotto costruito negli anni 1923/24. Erano state costruite quattro fontane pubbliche: alla Mundáda, al Pianséc’´ de Dént, al Pianséc’´ de Fóra e al Tabíd. Al Pianséc’´ si saliva dopo Pasqua e a riceverci c’era unicamente il codirosso spazzacamino. Ci si restava fin verso la fine di novembre. La zona del Pianséc’´ de Dént è una delle poche stazioni del codirossone (Monticola Saxatilis). Malgrado il bellissimo piumaggio è talmente discreto che non esiste il nome in dialetto.

Prati, campi, rive, gerbivo e rocce.

Al piano secco; in territorio del Tabíd. Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

Citato in un documento di vendita del 23 novembre 1693, (la sua parte di prati e campi situata sui monti di Comologno do si dice ad planum Siccum, in prato situato nello stesso luogo).

Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobre 1716, (al Piano Seco).


al, Piatón


Situato in territorio di Spruga.

Prato. No. 54 della mappa.
Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobre 1716,

(al Piatone).


in, la Piázza


Slargo della strada circolare nell’abitato, nell’ultima parte, prima dell’imbocco della strada dei Bagni, ora della Piazzéta.

La denominazione non è certamente dovuta alle sue dimensioni, ma alla sua posizione centrale.

A Spruga è il tratto di strada cantonale, appena più largo del normale, compreso tra la “Valégia” e la vecchia “Piazzèta”. La “Piàzza” è stata è stata ed è il centro del villaggio; quando eravamo bambini il centro del mondo. Nei primi decenni del secolo, in un breve raggio di una cinquantina di metri, c’era tutto. L’Oratorio costruito dai Terrieri di Spruga, probabilmente nella seconda metà del ‘600 con appena sopra il Capélan, pure opera degli stessi Terrieri nel 1782/83 e fino al 1961 sede della scuola; il prestino che sfornò pane profumato fino agli anni ’50; due modesti ristoranti posti l’uno di fronte all’altro e sedi, quello a sinistra dei liberali e l’altro dei conservatori; l’Ufficio Postale che aperto il 1.10.1895 attaversò tutto il secolo e fu chiuso nel 1994; la rimessa per la diligenza fino al 1916 e poi per l’automobile postale; la bottega con i suoi tempi di splendore negli anni ruggenti del contrabbando; la fontana vicino alla quale sostavano con i loro aggeggi il magnano e l’arrotino e infine l’osteria che Bogetto, intorno al 1910, gestiva senza permesso e malgrado la dura opposizione degli altri due ristoratori, fieri avversari politici, ma per l’occasione alleati. Per un breve periodo ci fu anche la sartoria del Giovanni. Ora con l’Oratorio e il Capélan, in fase di riattazione, è rimasta la fontana con la sua eterna canzone, la bottega che ha rilevato la Cooperativa fondata a Bienne nel 1920 e chiusa nel 1992 e l’osteria con l’immancabile e civettuolo terrazzino. Malgrado il declino la “piàzza” è rimasta il centro del mondo. Soprattutto in estate, nelle calde giornate di luglio e agosto vi si ritrovano tutti. I pochi residenti e l’ultima generazione di emigranti, ritornata, puntuale come le rondini, a trascorrere le vacanze. Molti con i capelli bianchi e ciascuno con il proprio bagaglio di ricordi e memorie. Si chiacchiera, si riflette e non si può fare a meno di andare con il pensiero alla mirabile descrizione della “piàzza” fatta da Augusto Ugo Tarabori nel primo capitolo del suo libro “Val d’Isorno”, quando i ballatoi che facevano corona alla piazza erano ancora in legno di larice.


in de la, la Piazzéta


Piazza di giro costruita negli anni trenta e ampliata all’inizio degli anni ‘80.
È in pratica la parte terminale della strada cantonale. Costruita negli anni trenta come piazza di giro (da cui anche il nome di Rotonda “Rutúnda”), è stata ampliata negli anni ottanta. La parte nuova, adibita a posteggio, sorge sul sedime d’una delle più vecchie case della frazione che era stata, dal ‘600 fin verso il 1875, di proprietà dei Bezzola Martino di Spruga.


al Piègn di Brinsciúl


Porzione di terreno abbastanza pianeggiante tra i Curunítt, al Piègn di Cran e il fiume Isorno.
Nella parte verso il Fiume, un tempo esisteva un ponte, costruito probabilmente verso il 1930, poi distrutto da una buzza; collegava la parte a solatio con la zona dell’Alpe Corno.
Serviva per accedere all’Alpe Forcola e alla bocchetta di Sant’Antonio.


al Piègn di Cran


Parte terminale del lungo pendio che arriva al fiume Isorno.
Terreno abbastanza pianeggiante che una volta era pascolo.
Va dalla Burelúda fino al Crös del Puntón e dai Foss all’Isorno
.


al Piègn di Cróvad


Come indica il nome, è la parte più pianeggiante della zona dei “Cróvad”, (abeti bianchi).


al Piègn di Ram


Pianoro nel bosco sotto il “Pizz”.
Si trova sul sentiero che dal Punt del Düca (con relativo Pozz del Düca) che porta dalla Piva, scavalcando il fiume Isorno, fino al sentiero della Rüscáda passando attraverso l’alpetto del”Pizz”.


al Piègn di Védèll


A poca distanza dal Piègn d’Su´ra, in direzione sud - ovest, si trova il Piègn d’i Védèll (vitelle).

È una graziosa radura circondata da giovani larici.


al Piègn di Zuvanít


Si trova sul sentiero che dal Punt del Düca (con relativo Pozz del Düca) che porta dalla Piva, scavalcando il fiume Isorno,

fino al sentiero della Rüscáda passando attraverso l’alpetto del”Pizz”.
Piccolo Pianoro con un edificio diroccato nell'Òviga di Comologno, tra la Pig''ózza e l' Ör C''ürt. In questo luogo si raccoglieva fieno da bosco.
Il riferimento è a una famiglia Marconi detta i Zuvanitt, che avevano bonificato il luogo.


al Piègn del Bozz ITALIA


Alpe in territorio italiano, appena oltre il confine.

È raggiungibile con il sentiero che parte dalla Camána e pure da quelli che partono dal Pianséc’´ e dal Péscéd e attraversano il Laraséd.
L’alpe del Piègn del Bozz è sicuramente uno dei più discosti dalla Val Vigezzo e ciò spiega il fatto che fosse sempre caricato da gente di Comologno; si dice che il Papón (Giovanni Paolo Candolfi, nato il 21.1.1805 e morto nel 1904 il 24 dicembre) vi fosse nato nel dicembre del 1804 e notificato soltanto nel gennaio del 1805; senza questo disguido sarebbe diventato centenario.


al Piègn de la Píva


Situato sotto il paese di Spruga.

Superficie pianeggiante sulla riva del fiume Isorno.

Negli anni dal 1940 al 1960 era usato come campo di calcio.

Prati, gerbivo, pascolo e bosco.

Citato in un documento di vendita del 19 ottobre 1729,

(un prato e la sua parte di un mericio dirupato situati nel piano della Pieve).


in del, al Piègn Dröl


In origine vasto prato completamene circondato da una ”Ciòssa” (chiudenda) in pietra, da lungo tempo abbandonato. Fu anche nel Piègn Dröl che nella notte sul 19 ottobre 1944, sotto una pioggia battente, i soldati sistemarono le mitragliatrici che tenevano sotto tiro il valico dei Bagn (Bagni).

[Piano sull’orlo].
Quasi certamente il nome significa Piano dell’orlo, perchè si trova sull’orlo degli “scarivúl”.


al Piègn Sot


È il toponimo del pianoro situato proprio sull’orlo delle vertiginose pareti rocciose della Frud, lungo il sentiero dal Custiérb de Scíma al Chignö´l .


al Piegnígn de la Píva


Situato alla Píva, sotto Spruga

Gerbivo. No. 1550 della mappa


ái, i Piéi ITALIA


Pascolo e bosco subito dopo la Valégia dal Custiérb, fino alla Valégia déla Frud, dal fiume Isorno fino ai Gann.

Maggengo situato in territorio italiano, posto all’estremità occidentale del piano dei Bagni, a 1027 s/m, (sul livello del mare). Gli italiani lo chiamano Monfracchio, l’alluvione del 1978, ne aveva orrendamente mutilato i bellissimi ed estesi prati.

Citato nelle pergamene no. 44, 5 novembre 1324, “... dell’alpe “Monte Fragio””, del Patriziato Generale d’Onsernone, - no. 1, 5 settembre1300, “... dell’alpe “de Montefragio”” - no. 4, 5 marzo 1324, “... dell’alpe “de Montefragio””, - no. 5, 1352, “... di denari imperiali 12 che grava sull’alpe “de Monte Fragio, ad Curtem de subtus””, - no. 6, 2 settembre 1352, “... il canone di denari 32 imperiali che gli spetta sull’alpe “de Monte Fragio””, per 21 di denari nuovi ...”, - no. 7, 2 settembre 1352, “... che possiede sull’alpe “de Monte Fragio””, - no. 8, 2 settembre 1352, “... che gli spetta sull’alpe “de Monte Fragio de subtus””, - no. 9, 11 febbraio 1353, “... dell’alpe “de Montefragio de supra””, dell’Archivio Cantonale Bellinzona, Fondo Aline Valangin, Ascona, - no. 1, 15 giugno 1311, “... quos ipse condam Martinus habebat in alpibus “de Monte Fragio”. [Archivio Storico Ticinese, no. 119, giugno 1996].





la, in de la Piénc’´a


Pascolo che si estende dalla Buchéta di Ciapítt fino al sentiero che da Curmaiù va verso
i Z•ott del Dürnóo e la Buchéta di Múlitt.

Vi cresce in abbondanza la Vaniglia delle Alpi (Nigritella Nigra).


al Pignèl


Situato a Spruga in zona del Fenéi.

Campetto, prati e boschi. No. 360 della mappa.

Citato in una permuta del 6 aprile 1678, (riceve in cambio un campo con un prato a Fenedo dove si dice ad Pinellum).

Documento di vendita del 2 dicembre 1733, (un campo arativo al Pinello; la parte spettante al venditore del tetto situato dove si dice al Pinello).


in di, i Pignèl


Grassi prati davanti alle cascine del Fénéi, nella parte più pianeggiante del terrazzo glaciale.
I prati dei Pignèl erano così grassi che vi si falciava anche il “terzö´l, (terzo fieno).
Citato in documento di vendita del 14 febbraio 1780, (un prato e alcuni campi alli Pinelli).


in di, i Pignèl


Zona pianeggiante oltre la Cióssa al Pianséc’´ de Fóra.

Sono i primi pascoli patriziali e qui abbiamo uno degli sbocchi della “cáral” che proveniva da Spruga.

Ai Pignèl c’è una cava di sabbia e forse per quello che tutte le cascine del Pianséc’´ sono intonacate dentro e fuori, per cui dà un po’ fastidio chiamarle cascine.


al Pilón


È l’ultima vetta, in territorio svizzero, della catena che separa le Valli di Comologno e Vergeletto.

Raggiunge metri 2191 s/m.
Il Prof. Walter Gamboni di Spruga ci diceva che nelle limpide giornate settembrine noi salivamo al Pilón a guardare Milano.

S’indovinava la mole del Duomo, si vedevano le ciminiere di Rho e le piste della Malpensa.


ái, i Piód de la Val


Toponimo del luogo dove confluiscono i tre ruscelli principali che formano la Val de la Camána.
Ái Piód de la Val si lavoravano i tronchi di larice che provenivano dal Laraséd.
Si montava la " basta" e si preparavano le assi segando i tronchi che erano lunghi 2 metri e 10 centimetri.


al Piudéi


Sentiero per arrivare alla Píva, costruito in mezzo alla roccia; sotto la Mundáda (Mondada), confinante a sera con il Ri di Spruga e a mattina con i Tecít.


a la, la Piudélada


Estesi pascoli lungo il sentiero tra il Pianséc’´ e il Péscéd, delimitati dalla Mòta d’i Ciòss in basso, dal Z•égn in alto, dai Cazzán a mattina e dalla Péscia Móta a sera.

Probabilmente il toponimo proviene dalla presenza di sassi piatti.


la, a la Píva


Monte di poche case sotto Spruga, sopra il Piègn de la Píva.
Coltivo, gerbivo, campi, prati e bosco di faggio.




al Pizz di Zuvanít


Si trova in un punto sopra il sentiero che dal Punt del Düca (con relativo Pozz del Düca) che porta dalla Píva, scavalcando il fiume Isorno, fino al sentiero della Rüscáda passando attraverso l’alpetto del"Pizz".


al Pozz


Lavatoio coperto della frazione di Spruga situato nel Quádru.
Costruito nel 1862 dalla Terra di Spruga, è stato convenientemente restaurato negli anni ’70.
Precedentemente il lavatoio era abbinato alla Funtána del Quádru dove, durante l’inverno, s’abbeveravano le mucche della frazione.


la, in de la Préda



Préda è il toponimo della vasta zona, molto accidentata e disagevole, delimitata in basso dalla carrozzabile per i Bagni (Bagn), in alto dalla zona del Tec e compresa tra la Frùd (Valégia del Piatón) a mattina e la Valégia déla Culéta a sera.


la, in de la Présa


E’ la vasta zona situata lungo il sentiero tra i Custiérb de Scíma e il Marchés delimitata a mattina dalla "ciòssa" delle Curunéll e a sera dal Marchés.
All’interno della stessa troviamo i toponimi già descritti come la Fraschélina, il Balm de la Màlba, il Piègn del Marchés, i Funtanítt da Súra e da Sot.
La Présa era percorsa dalla "càral" che dal Técc dal Böcc va al Fenéi.



a Prev d’la Val


Nome antico dei Bagn da Crevégia, (Bagni di Craveggia).

Citato in documento:
3.53 - 1740 ottobre 18.
Pietro Maria Remonda affitta per sei anni a Giacomo Antonio Marcone la sua contingente parte de’ beni e casamenti del logo ove si dice a preso alla valle insieme con quelli dela pieve. Il fitto è di 12 lire milanesi. (UN. 2.17/doc. 3. 3.53 - 1740 ottobre 18. Archivio Comunale di Comologno).

Citato in un documento di vendita del 26 aprile 1780, (un prato situato nei monti di Comologno dove si dice apresso alla valle vicino ad Acqua Calda).

Documento di vendita del 5 gennaio 1790, (due cascine e due situati nel territorio di

Comologno dove si dice alli Bagni appresso alla Valle).

Documento di vendita del 17 gennaio 1780, (tutti i beni immobili con la quarta parte di una cassina di proprietà del Marconi situati nel territorio di Comologno dove si dice appresso alla Valle vicino alli Bagni).


al Próu de la Bósa


Toponimo dei prati situati sul versante destro della Valégia di Spruga e compresi tra l’Arióla in basso e il sentiero tra il Cas de Fóra e il Cas de Dént in alto.
All’interno della zona, nella seconda metà del secolo scorso, i Mordasini Mòla vi avevano costruito una cascina poi trasformata in abitazione.
A conoscenza del Prof. Walter Gamboni è l’unico prato (curt) che nella zona di Spruga è chiamato "próu".

Prati.

Citato in un documento di venditadel 18 maggio 1791, (a Spruga : un prato con due campi arativi
nel pro’ della Bosa).

Citato in un documento di vendita del 6 dicembre 1707, (un terreno prativo e campivo situato
al pratto della Bossa).

Un debito del 31 ottobre 1689, (un prato a Spruga dove si dice ad Pratum Bossae).



al Punción del Ross ITALIA



Vetta in territorio italiano, lungo il crinale oltre il Pilón.
Sovrasta il bacino imbrifero del Riál d’i Russít.


al Puntígn


Ponte sulla strada dei Bagn che attraversa la Valégia sotto al Sass del Chignö´l.


Pus al Möt


Medolaro.
No. 90 della mappa.
Proprietà di Mordasini Guglielmo Lorenzo, di Carlo.


al Quádru de Dent


Zona dopo il Quádru.
Case situate sul sentiero che porta al Faéd.

Ivi si trova il manufatto chiamato al Pozz, con un lavatoio costruito nel 1862.
È quella parte dell’abitato di Spruga che dal Crusígn, vicino alla Funtána, s’estende fino ai prati della Còsta dela Sceríísa.

Gli stabili del Quádru, compreso il lavatoio, (Pózz), sono stati quasi tutti costruiti nella seconda metà del secolo scorso.
Terreni e prati.

Citato in un documento di vendita del 6 luglio 1.91, (un campo arativo situato nel territorio di Spruga,

Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobre 1716, (il Quadro di dentro).



in del, al Quádru de la Mundáda


La Mundáda è uno dei monti alti di Spruga, immediatamente a sera del Pianséc’´ de Dént.

È alla Mundáda che abbiamo uno degli sbocchi nei pascoli patriziali delle "caral" che provengono da Spruga e dal Tecc dal Böcc.
Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobre 1716,

(il Quadro della Mondada).


in del, al Quádru


Case situate sul sentiero che porta al Faéd.

Ivi si trova il manufatto chiamato al Pozz, con un lavatoio costruito nel 1862.
È quella parte dell’abitato di Spruga che dal Crusígn, vicino alla Funtána, s’estende fino ai prati della Còsta dela Sceríísa.

Gli stabili del Quádru, compreso il lavatoio, (Pózz), sono stati quasi tutti costruiti nella seconda metà del secolo scorso.
Terreni e prati.

Citato in un documento di vendita del 6 luglio 1791, (un campo arativo situato nel territorio di Spruga,dove si dice al Quadro).

Documento di vendita del 5 maggio 1790, (un campo arativo e un prato con un campetto arativo situati a Spruga dove si dice il Quadro).

Debito del 20 dicembre 1694, (due prati e una cascina ad Quadrum).


ái, i Quátru Strad


Punto d’incontro, a ovest di Sot al Tabíd, di quattro sentieri: quello che proviene dal Tabíd, quello di Sot al Tabíd, quello del Fenéi e quello del Faéd,
(la vecchia "carale" che veniva da Spruga).


in di Quédri


Prati e campi fra gli agglomerati del Quádru e del Cas.


a la, la Regózza


Oltre il Piatón, lungo il sentiero per la Camána, è denominato Régozza il solco vallivo della Val de la Culéta.

Nella sua parte inferiore è chiamata Val de la Paláda.

[Vedi anche la valle che fa da confine tra la terra di Crana e quella di Vocaglia detta appunto Paláda].


in del Riál dála Camána


Comunemente detto "Val dála Camana" nasce nei Piéi de la Canal e si getta nel fiume Isorno, ai Bagn.
È un torrente molto impetuoso, con un vasto bacino imbrifero, che diventa pericoloso a ogni temporale.


in del Riál de la Sprü´ga



Nel Riale della Spruga (si tratta di un edificio Mulino);

in territorio di Spruga.

Da un documento del Prof. Romano Broggini.

Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. Q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).


i, ái Riv de la Sprüghéta


A Spruga.
Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1692,

(due campi con due limidi alle Rive della Sprugheta)



a, a la Ríva di Spund


A Spruga.
Campo. No. 703 della mappa.
Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1692,

(un campo in Rive della Sponda).


a, a la Ríva del Sass di Coll


A Spruga.
Citato in un debito del 2 gennaio 1704,
(un prato a riva del sasso di Colli con tutti li melioramenti fatti).


a Ríva del Sass


Altissima parete rocciosa, contigua ai Spund, all’entrata di Spruga venendo da Comologno.

Nella sua parte inferiore era attraversata dalla strada mulattiera del 1770 e nella sua parte superiore è attraversata dalla strada circolare costruita nel 1864.

Il tronco di strada Comologno - Spruga della lunghezza di metri 1229,60 e della larghezza di metri 3,60 era stato appaltato al Signor Giuseppe Tarchini di Balerna, con contratto del 15 giugno 1864.

Il 15 dicembre 1864 il consigliere Luisoni rassegnava il rapporto di collaudo.

Il tronco di strada era costato Fr. 17'504,26 e a questo momento, al Circolo d’Onsernone, mancavano i tratti Ponte Oscuro - Vergeletto e Spruga - confine italiano, per completare la sua rete stradale.
Parete rocciosa tagliata dalla strada carrozzabile, vicino alla Capèla del’Ermánu.

Citato in un documento di vendita del 18 maggio 1791, (un prato a riva del Sasso).

Documento di vendita del 23 settembre 1772, (un prato a Riva il Sasso).



in di Rosc


A Spruga.

Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobre 1716,

(in di Roscie).


in di Rüdeirö´i


A Spruga.
Citato in una divisione ereditaria del 17 ottobre 1716,

(in di Rudeiroli)


al Runch





A Spruga; campi a est della Móta.


Runch (Ronco).


Nome tipico di molti luoghi. Formato generalmente da campi murati e cintati con chiudente in sasso.
Coltivati per lo più come orti, per patate, segale e altre colture.
Medolaro.


No. 281 della mappa.

Proprietà del Patriziato a Mordasini Carlo fu Giovanni.


ái, i Runchítt


Toponimo dimenticato.
Era il nome dei tre campi situati nei Culdrö´i, allo stesso livello della Campeáscia.
Campi, orto ed erte.
Citato in un documento di vendita del 17 ottobre 1707,
(un campo ad Ronchitti).


a la Rúngia __ ái Rung



A Spruga, in zona del Fenéi.
Prato.
Citato in un documento di vendita del 14 febbraio 1780,
(un prato situato in zona al Fenei, alle Roggie).
Documento di vendita del 25 maggio 1791,
(una pezza nelle Rongie).



a la, la Sáleria


Toponimo della zona che si trova poco oltre il Piatón, lungo il sentiero che porta all’Üriél.
È alla Saléria che, dalla seconda metà di luglio, ogni sera, i monteggianti del Pianséc’´ e della Mundáda portavano le capre.
Le capre pascolavano durante la notte e tornavano il mattino successivo, se non tornavano occorreva andare a cercarle.
Quasi sempre era una lunga camminata fino al Pilón, al Möt d’i Marísg, al Punción del Ross e spesso anche oltre il Büsán.
In primavera, dall’inizio della proibizione del vago pascolo, le capre venivano condotte di mattino presto fino alla Val de la Camána e tornavano la stessa sera.


al Sass de la Squáreta


Masso situato sul sentiero per Dalp (Péscéd) a pochi metri dal Piègn d’Súra.
Poco sporgente dal terreno forma un piano inclinato dove da ragazzi ci si divertiva scivolando.
In dialetto "squarà" = scivolare.


al, in del Sass


Altissima parete rocciosa, contigua ai Spund, all’entrata di Spruga venendo da Comologno.
Nella sua parte inferiore era attraversata dalla strada mulattiera del 1770 e nella sua parte superiore è attraversata dalla strada circolare costruita nel 1864.
Il tronco di strada Comologno - Spruga della lunghezza di metri 1229,60 e della larghezza di metri 3,60 era stato appaltato al Signor Giuseppe Tarchini di Balerna, con contratto del 15 giugno 1864.

Il 15 dicembre 1864 il consigliere Luisoni rassegnava il rapporto di collaudo.
Il tronco di strada era costato Fr. 17'504,26 e a questo momento, al Circolo d’Onsernone, mancavano i tratti Ponte Oscuro - Vergeletto e Spruga - confine italiano, per completare la sua rete stradale.

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Parete rocciosa tagliata dalla strada carrozzabile, vicino alla Capèla del’Ermánu.


ái, i Sassíí di Frecc


Luogo situato poco sopra la Sáleria e caraterrizzato da un paio d’affioramenti rocciosi, da cui il nome.
Subito a ovest dei Sassíí d’i Frècc ha inizio un esteso bosco di faggio denominato Príma Bosc’´a oppure Faísciada, od ancora Faísciada di Sassíí di Frecc.


i, in di Sassíí


Insieme dei prati (ora boschi), che da sotto la Piazéta di Spruga scendono verso la Píva.
Toponimo abbastanza diffuso, (con il suo singolare "Sassiél") per indicare zone ripide caratterizzate dalla presenza d’affioramenti rocciosi.
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Prativo e campetti.


in di, i Sassúi


Insieme d’enormi massi che incombono sulle cascine del Pianséc’´ de Dent.
Il masso più imponente è chiamato "Sass de la Madòna", forse per la sua forma che richiama gli archi a sesto acuto delle cattedrali gotiche.
I nostri antenati lo chiamavano "Sass de la Sguáita" perchè, secondo loro, se ne udivano i richiami.
Nei primi anni quaranta nei Sassúi si nascondevano i contrabbandieri, nell’attesa del buio.
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N.B. Per Sguáita, vedi in cultura popolare e dialetto p.p. 127/12.

i, in di Scaláa
È il toponimo del versante che, ripido e impervio, precipita dalla "Costa del’Üriél" nella valle della Camána. Le "Scalàa" erano attraversate dal sentiero che congiunge il "Fénéi" e la "Camána".
Il sentiero che attraversava "i Scalàa" incuteva paura e presentava diversi punti pericolosi.
Ne fa fede la presenza di due croci in ricordo di due ragazze perite.
Negli anni ’40, racconta il Prof. Walter Gamboni di Spruga, noi salivamo "i Scalàa" con pesanti carichi (saréi) di fieno da bosco verde.
Il fieno da bosco era tagliato nelle "coste" tra la valle della Camána e la Camána, a monte del sentiero.
a la, la Scálina
È il punto dove dal sentiero tra i Quátru Strad e il Fénéi,
si stacca il sentiero per il Pianséc’´ de Dent e che, con un percorso molto ripido e tortuoso, attraversa i Ganéll.
(Vedi "Calvari").
al Scarampúl
È il toponimo di un "limád", ora di proprietà degli eredi di Candolfi Firmino, situato al Tabíd e contiguo, a mattina, all’orto della casa degli eredi di Felice Gamboni.
Non sarebbe il caso di parlare di questo toponimo, se il medesimo non fosse stato anche il soprannome della famiglia di Giacomo Buzzini, arrivato a Spruga per aver sposato Giovanna Maria Gamboni e se a queste famiglie non fossero legate pagine interessanti dell’emigrazione in Francia.
Nello "Status animarum" del 22 marzo 1808, Don Cantini scrive testualmente:
BUZZINI Scarampoli in domo fratris
ed elenca Giovanna Maria del fu Pietro Gamboni, ved. Di Giacomo Buzzini e i due figli Giovanni Pietro e Carlo Maria, quest’ultimo , sordomuto dalla nascita.
Il Giovanni Pietro Buzzini era nato a Spruga il 12.5.1768 ed era morto nella battaglia di Alcoba, il 27.09.1810; al momento della morte comandava un battaglione del 36. Reggimento imperiale francese ed era Cavaliere dell’Impero e membro della Legion d’Onore; inoltre, il 7.09.1810, il governo francese gli aveva accordato una dotazione in Vestfaglia.
Una bella carriera stroncata troppo presto.
Alla morte del figlio la Giovanna Maria iniziò le pratiche burocratiche per ottenere, dallo stato francese, la pensione vitalizia annua che le spettava.
Incaricò, in un primo momento, il fratello Carlo Maria Gamboni detto ROANA o RUANA che risiedeva a Roanne dip. Della Loira.
Il Carlo Maria, proprietario della casa dove abitava la Giovanna Maria, era nato nel 1742 ed era emigrato in Francia dove, nel 1773, aveva sposato una francese dalla quale aveva avuto sei figli maschi; rimasto vedovo nel 1782, si era risposato ed aveva avuto ancora, almeno, un maschio e una femmina.
Nell’atto di matrimonio nel 1773, il Carlo Maria è indicato come "marchand vitrier" e successivamente come "faïencier"; a Roanne gestiva un negozio nel quale, grazie ad un inventario di una trentina di pagine eretto il 27 e il 28 giugno 1785, sappiamo che vi si trovavano oggetti d’arte, oggetti d’oro e d’argento, specchi con cornici dorate, ecc., per un valore complessivo di quasi 48000 unità di valore dell’epoca.
A Roanne il Carlo Maria era particolarmente attivo; nel 1777 aveva acquistato il Teatro d’Artois, costruito nel 1773 per onorare il breve soggiorno di Maria Teresa di Savoia, figlia di Vittorio Amedeo re di Sardegna, diretta a Versailles per sposare il conte d’Artois, futuro re di Francia con il nome di Carlo X.
Nel 1778 il RUANA otteneva il permesso di apporre sulla facciata del teatro lo stemma della contessa d’Artois con la scritta:
"Salle de spectacle de S.A.R. Madame la Comtesse d’Artois".
Sembra però che il soprannome di RUANA non derivi dalla sua lunga permanenza a Roanne, ma gli provenga dalla madre Maria Caterina Vigini di Corbella.
In un’annotazione della Confraternità del Carmine di Russo possiamo infatti leggere: "Maria Cattarina ROUANNA della Spruga".
Per concludere ricordiamo che al Tabíd, contiguo con lo "Scarampúl", a sera, esiste un prato che dalla tradizione orale è indicato come il sedime della casa della "Scarampúla"; per il momento la sola certezza è che su quel prato c’era veramente una costruzione.
Terreno e diroccato. No. 926 della mappa.
Proprietà di Gamboni Carlo Secondo fu Giovanni.
a Scíma al Curt
Toponimo trasparente nel suo significato.
Sono gli ultimi prati a mattina del Pianséc de Fóra contigui con quelli del Teciásc e del Tabíd.
La grande estensione dei prati del Tabíd, del Teciásc e di Scíma al Curt è, in maggio e in giugno, il regno incontrastato dello zigolo giallo (emberiza citrinella) e dello stiaccino (saxicola rubetra).
Prati.
Citato in una retrovendita del 16 settembre 1686,
(a Spruga, un prato con annesso un campo
in Cima il Corto).
la, in déla Sérta (in di Sert)

Zona disagevole e boscosa compresa tra il Piègn Dröl in alto, la strada per i Bagn in basso, la Valégia déla Culéta a mattina e la Val déla Camána a sera.
Citato in una permuta del 24 ottobre 1719, (la sua parte di stalla situata dove si dice in di Serto).
Documento di vendita del 17 giugno 1675, (un prato a Comologno dove si dice ad Sertum).
Citato in un documento di vendita del 30 agosto 1731, (un prato in di tert).
Documento di vendita dell’8 maggio 1730, (un campo arativo nelle Terte).
Documento di vendita del 30 giugno 1730, (un campo arativo nelle Terte).
sü Sot a Dalp (in di Laràs)
(oppure in di Láràs).
È zona molto boscosa (larici), che si estende dal Z•égn e dai Cazzán fino al Curt da Dalp.
È forse bene precisare che una vastissima zona intorno ai fabbricati del Pescéd e di Saléi era tenuta accuratamente pulita e concimata fino al punto di meritare l’appellativo di "curt" (prato).
Sot ái C’´a
Toponimo dimenticato.
Erano i prati ubicati a valle del vecchio nucleo di Spruga e compresi tra la Valégia, a mattina, e il Crusìgn a sera.
Vi s’incuneava la casa del ‘600 dei Bezzola detti Martino, conosciuta dalle ultime generazioni come la casa del Pamaro e al Nusígn esisteva una casa dei Gamboni (ora Eredi Mordasini Eugenio) con accanto un campo che, ancora un secolo fa era denominato dei Formig’´a.
Ora è sepolto sotto la vecchia "piazzéta".
Formig’´a era il soprannome del capostipite di tutti i Gamboni ora attinenti di Comologno: Giovanni Antonio Gamboni (1745 - 1827) che aveva ereditato il soprannome dalla madre Mariangela Remonda e gli era stato talmente appiccicato che, spesso, in verbali, elenchi e altro, il soprannome, invece di accompagnare il cognome lo sostituiva.
La casa del Pamaro, demolita negli anni ’70 per ingrandire la piazza di giro, era in origine dei Bezzola detti Martino, benefattori dell’Oratorio di Spruga, che la vendettero a Ferdinando Gamboni nel 1875.
Qualche anno dopo il Ferdinando la vendette a Carlo Gamboni detto Pinígn, tornato dall’Argentina.
La casa passò, in parte, in eredità alla nipote Candolfi Rosina che sposò Bezzola Filippo Maria: quel Maria diventò Marino ed ebbe così origine il soprannome di Pamaro.
Il Carlo Gamboni detto Pinígn aveva sposato una Remonda dei Menür di Comologno ed era stato per lunghi anni in Argentina.
Abitava con il fratello Giuseppe detto Barba.
Il Carlo e il Giuseppe erano figli di Guglielmo (nato nel 1800) che era spesso soprannominato Formigone mentre suo fratello Giovanni Antonio (nato nel 1795 e trisnonno del Prof. Walter Gamboni) era chiamato Formighino.
Durante buona parte dell’800, nei verbali della Terra di Spruga, nei cataloghi elettorali e negli elenchi del fuocatico, del testatico, delle taglie e in altri, i due fratelli erano chiamati anche Gamboni della Casa Nuova.
La Casa Nuova era stata costruita verso il 1750 dal loro bisnonno materno Giovanni Antonio Bezzola e da quel momento i suoi discendenti ebbero il soprannome di Bezzola Canova.
Attualmente la casa, restaurata nel 1868 da Giuseppe Gamboni detto Barba, appartiene agli Eredi di Giacomino e Jolanda Barbieri e si chiama C’´a da l’Ör.
Sot al Custiérb
È il gruppo di cascine, lungo la strada per i Bagn, a sud - ovest di Spruga.
È delimitato in basso dai Frècc, in alto dai prati della C’´a Nóva, a mattina dalla Valégia del Médéi e a sera dal versante destro della Valégia del Passét che qui si chiama di Sot al Custiérb.
Sot al Tabíd
È il primo gruppo di cascine che si trova salendo da Spruga, verso il Pianséc’´ e si suddivide in "de Dént" e "de "Fóra",
si trova a metri 1280 s/m.
Era una stazione di transizione verso i monti alti e i proprietari vi tenevano il bestiame anche durante l’inverno.
Occorreva consumare il fieno e produrre il letame per concimare i prati.
Campi, prativo, gerbivo e terreno franoso.
Sot i C’´a del Fenéi
A Spruga in zona Fenéi.
Citato in una convenzione e cessione del 7 ottobre 1716,
(sotto le case del Fenéi).
Documento di vendita del 2 dicembre 1733,
(un prato sotto le case del Fenéi).
Sot i Custiérb
Monte a 10 minuti da Spruga, sopra i Frècc e sotto la strada verso i Bagn.
Campi, prati, medolaro e rocce.
Sot i Möt
Casa colonica con prato sotto i Culdrö´i.
Casa colonica che era circondata da un esteso prato, situata sul pendio ripido a valle dei Culdrö´i.
Sot i Sess
È la zona situata ai piedi della parete rocciosa del versante
sud - occidentale dei Mutúi.
È attraversata dal sentiero che dal Péscéd conduce ai Piéi de la Cánal.
Nella zona di Sot i Sess cresce copiosamente l’erba Iva (achillea moschata).
Sot la Stráda vers al Crös
A Spruga.
Citato in un documento di vendita del 23 settembre 1772,
(un prato veso il Croso
.......Un prato sotto alla strada verso il Croso).
Sot l’Érta
Gerbivo e rocce.
Sot Medéi
Bosco medolaro.
Sot Sprü´ga
Citato in un documento:
3.31 - 1625 luglio 3.
Togninus fq Romerij di Spruga vende a Togninus fq Joannis Marchoni di Comologno un terreno arativo e prativo situato dove si dice suptus domos della Sprugha.
Il prezzo di vendita è di 70 lire terzole.
Testimoni: Albertus fq Baptistae Rantoni di Locarno, Bartolomeus Zucha di Arcegno e Jacobus fq Laffranchi Vigini di Comologno.
Notaio: Joseph Dunus.
(Un. 2.10/doc. 1 _ Latino. 3.31 - 1625 luglio 3. Archivo Comunale di Comologno).
la, a la Sprü´ga ____ Spruga
Citato nella pergamena no 21, 2 gennaio 1285,
«in Montem de la Spruga in somo Ori de Alfetis» del Patriziato Generale d’Onsernone; [Archivio Storico Ticinese, no. 119. Giugno 1996].
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Di Spruga già si parla in una pergamena del gennaio 1285, più di sette secoli fa.
La vecchia Spruga era praticamente compresa tra la "Valégia", a mattina, e il "Crusígn" a sera.
Tale rimase per circa tre secoli.
Nel ‘600 e nel ‘700 sorsero l’Oratorio, la casa dei Bezzola detti Martino
(poi del Pamaro fino alla demolizione), la c’´a d’i Arcád dei Remonda detti Fiorenza
al "Càs", la casa di un ramo dei Candolfi, pure al "Càs", la "Casa Nóva",
ora c’´a da l’Ör, dei Bezzola detti poi Canova, il Palàzz e il Càpélan nel 1782/83.
Il maggior sviluppo di Spruga è però legato alla seconda metà dell’800, conseguenza diretta dell’arrivo della strada carrozzabile e del boom demografico.
Fu infatti in quel periodo che fu edificata parte delle case della "Capèla": la casa degli eredi di Gamboni Gualtiero, la casa attualmente abitata dai fratelli Candolfi e da Candolfi Franco e quella degli eredi dei fratelli Abelardo e Clemente Bezzola;
in "Piàzza" l’attuale casa dei fratelli Tarabori (per circa un secolo ristorante), una parte della casa dei fratelli Marconi e, poco sotto, la casa abitata da Mario Mordasini;
tre case dei Bezzola detti Pierotta furono edificate al "Nusígn" e una di esse fu per molti anni la vecchia dogana; sempre al "Nusígn" sorse anche la casa degli eredi di Guido Candolfi; tra il vecchio nucleo di Spruga e il "Càs" furono costruite le case degli eredi di Dante Mordasini, la casa ora abitata da Guido Mordasini, la c’´a d’i Müt
(un ramo dei Mordasini detti Móla) e nel "Próu" un’altra casa dei Mordasini Móla.
Nel "Quádru", oltre al lavatoio, sorsero le case dei Marconi e una casa dei Bezzola del Palázz detti Cairoli; al "Càs de dent", e "all’Érta", parte delle stalle esistenti furono trasformate in abitazioni.
Durante il secolo in corso l’attività edilizia a Spruga fu molto più contenuta.
Continuò lo sviluppo della "Capèla" dove furono costruite la casa dei fratelli fu Gamboni Pietro Evaristo, la casa di Mario Candolfi, quella di Faustino Mordasini, per oltre 50 anni adibita a ristorante, e quella degli eredi Bezzola Clemente;
i Mordasini detti Motèla completarono la "c’´a déla Valégia" e i fratelli Quirino, Isidoro, Damiano e Gelindo Mordasini eressero, sul sedime di un diroccato, la loro grande casa al Càs de Fóra;
all’inizio degli anni ’50 sorsero, in "Piàzza", la casa Tarabori e al "Nusígn" la nuova dogana.
L’ultima costruzione di Spruga risale agli anni ’70: è il ristorante Bellavista nelle "Sponde".
Negli ultimi decenni si è assistito a numerosi interventi di riattazione e di conservazione, purtroppo non sempre felici.
Non si possono concludere queste sommarie e non certamente esaustive informazioni su Spruga senza dedicare alcune righe "ai Campéi", l’ameno pianoro poco sopra il "Càs de dent".
Al margine nord - orientale "d’i Campéi" sono ancora visibili ruderi che attestano la presenza di costruzioni.
Grazie ad alcuni istrumenti di copravendita di un paio di secoli fa, sappiamo che
"in d’i Campéi" c’erano case, stalle "cassine" e orti.
Nel ‘700 "i Campéi" appartenevano ai Gamboni i quali stavano abbandonando Spruga.
Nel 1785 non c’era più a Spruga un solo Gamboni.
Rimanevano i loro beni sparsi su tutto il territorio della Terra, fino ai punti più estremi: il Pescedo, la Camana e i Bagni.
Furono i discendenti di due fratelli Gamboni, Antonio , nato nel 1661 e Giovanni Antonio, nato nel 1671, a vendere, insieme con gli altri beni, anche i beni "d’i Campéi", durante un periodo compreso tra il 1790 e il 1820.
È abbastanza logico quindi supporre che "i Campéi" fossero già possedute dagli ascendenti dei due fratelli.
Vi si erano probabilmente insediati scendendo dal Tabido dove, verso la metà del ’500, avevano costruito il "c’´aion". A giudizio del Prof Walter Gamboni da Spruga è quindi molto probabile che, almeno per parte del ‘600 e del ‘700, oltre al vecchio nucleo di Spruga, fossero zona di residenza permanente anche "i Campéi".
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NOTA STORICA
Ancor prima dell’alba percorriamo il breve cammino che da Comologno conduce a Spruga (1100 m.) per godere dal sommo della valle il levar del sole sulle montagne.
Da Comologno a Spruga sono poco più di venti minuti per la strada carrozzabile, varia di prati e di boschi, ripieni, nell’imminente aurora, di bisbigli, di gorgheggi, di fremiti d’ali.
Spruga, a pochi metri dal confine italiano, è l’estrema stazione della diligenza, è la colonna d’Ercole della Valle.
Villaggio povero e grigio, vanta una buona osteria con una accurata cucina e un conveniente alloggio.
Non sarebbe paese di confine se non lasciasse esercitare l’industria del contrabbando: le bricolle di caffè e di tabacco si caricano innocentemente sotto gli occhi dei finanzieri che vuotano intanto un bottiglia e curano con occhi seguaci la preda.
La quale regolarmente, mentre la forza si affanna da una parte, sguscia lesta dall’altra, precipita per sentieri da capra verso Craveggia, si perde e scompare, come protetta da un talismano, tra le fratte e i meandri della montagna.
Sul confine, una formidabile caserma di doganieri quarda i valichi e i passi; ma l’agilità spaventosa dei contrabbandieri ha presto ragione di ogni custodia e riesce a portar salve le preziose briccolle su terra italiana, per tornare indietro subito dopo e cominciare da capo.
È però rarissimo che si spari un colpo di fucile, o si deplori un tragico scontro, Spruga non e paese di sangue e di lutti; una infinita serena pace avvolge le casupole brune, scende dai monti canuti, aleggia nei folti boschi di abete, sale dagli aperti pascoli che guardano a Italia.
Una viva flora alpestre profuma i cespugli e le selve, colora i margini e i prati, e per le alpi vaste e bianche - che stringono come in una abbraccio gaudioso quest’ultimo lembo di terra nostra - ascende con chiaro mattino gloriosamente il sole.
La struttura singolarissima della Valle Onsernone apparisce, nella calda luce che la desta e la bacia, limpida e magnifica.
I cento seni della montagna, le cento ripiegature della roccia, gli scogli, le creste, i burroni argentati dal fiume, le vette acute coronate di neve, la montagna e la valle; tutto è un fantastico prodigio di azzurro e di viola, di porpora e d’oro.
Pare che davanti a noi si svolga una portentosa "féérie" teatrale, che una trionfale orchestra di colori canti un orgiastico inno al sole. Ed è con questa lucida visione negli occhi che lasciamo orma l’Onsernone, la bella e selvaggia Valle, soave e formidabile
(Valle Onsernone, luglio - agosto 1907).
[VEDI: La Valle Onsernone; di Angelo Nessi,
Pro Onsernone 1908, luglio - agosto 1907].
in di, i Spund dal Tabíd
Sul Monte Tabíd; terreno posto a sera delle case verso i Ganéll.
C’è ne sono un po’ dappertutto; terreno generalmente prativo con pendenza rilevante.
Più o meno terreno uniforme e regolare posto in bande verticali, da non confondere con “Trevérs”; cioè traverse, che sono terreni simili, ma posti orizzontalmente.
Terreno piatto e lineare; quando invece comprende vallette, arrotondamenti, sono solitamente chiamate “Cost”.

& &
È il toponimo dei prati molto ripidi che sono ubicati nella regione del Tabíd e sono delimitati verso mattina dai Trévérzz e a sud - ovest dalla “ciòssa” che separa i terreni privati dal terreno patriziale delle Ganèll.
in di, i Spund
È il toponimo dei prati (ora in massima parte bosco) compresi tra il Sass e la Capèla, all’entrata di Spruga.
La parte a valle della strada cantonale era attraversata dalla mulattiera costruita nel ‘700 sulla quale si trova la Capèla di Spund.
Pendio prativo molto ripido, sopra e sotto la strada carrozzabile.

Nelle Sponde; in terrritorio di Spruga. Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. Q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).
a la Spúnda del Culdrö´l
Campi e prati.
in de la Spúnda del Brügh al Cas de Dent
Nella sponda del Brogh al Caso de Dentro; nel territorio di Spruga.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. Q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).
la Spúnda del Calvári
A Spruga.

Citato in un debito del 2 gennaio 1704, (a Spruga un prato nella Sponda del Calvo.
a la Spúnda del Tabíd
Alla Sponda del Tabido.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. Q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).
in de la Spúnda de la Camanéta
Nella Sponda della camaneta; in territorio del Tabíd.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. Q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).
a la Spundína
A Spruga verso una cappella.
&&

Citato in un documento di vendita del 23 settembre 1772, (a Spruga un prato nella Spondina, cioè verso la Capella).
i, in di Strecc
Vicoli nell’abitato, in quella parte dell’abitato tra la Piázza, la Piazzéta, e il sedime del Palázz.
[La parte più antica del paese].

&&

“I Strécc” sono i viottoli tra le case del vecchio nucleo di Spruga.
La parola è diventata il toponimo del vecchio nucleo, compreso tra la “Valégia” a mattino e la casa della Ghirlanda a sera.
“Stréccia” è anche il soprannome di una famiglia Marconi di Spruga.
Il soprannome era stato dato a Giovanni Antonio Marconi, nato intorno al 1812, ed è poi stato ereditato dai suoi discendenti.
in del Sulív del Casón
A Oviga; bosco fitto.
Si trova sul sentiero che dal Punt del Düca (con relativo Pozz del Düca) che porta dalla Piva, scavalcando il fiume Isorno, fino al sentiero della Rüscáda passando attraverso l’alpetto del”Pizz”.
Súra ái Ticc del Cióss
Sopra alli tetti del Ciosso; nel territorio del Tabíd.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).
Súra al Fenéi
Prato. No. 201 della mappa.
Proprietà di Mordasini Vincenzo fu Giovanni.
Súra al Tecc du Böc
Medolaro gerbivo. No. 397 della mappa.
Proprietà del Patriziato a Bezzola fratelli fu Gio’ Maria.
Súra a la Préda Gróssa
Prato.
Sùra i C´´a de Sprü´ga
A Spruga.

Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1698, (du campi cum duobus limidis super domos della Spruga).
Súra i C´´a del Fenéi in di Pezz
A Spruga in zona del Fenéi.

Citato in un documento di vendita del 24 luglio 1749, (un prato con alcuni campetti arativi situato nel territorio di Spruga dove si dice sopra le case del Fenéi in di Pez).

Súra i C´´a del Tabíd

A Spruga in in zona del Tabíd.

Citato in una retrovendita del 16 settembre 1686, (un prato con quattro campi arativi suppra domus del Tabbido).

Súra i Spund

Terreno franoso. No. 764 della mappa.
Proprietà di Marconi Ignazio, Gio’ Strécia.

al Tabíd

Appezzamento verso la Múnda.

&&

Da Sot al Tabìd, salendo la Mòta, si arriva al Tabíd (1350 m. s/m), ultima stazione prima del Pianséc’´.
A parte il “C’´aión”, crollato dopo quattro secoli, (C’´aión = grande casa) e un paio di altre cascine, le costruzioni del Tabíd crollano rapidamente.
Sorgono su un terreno instabile, da cui, probabilmente deriva il nome.
Lo stesso fenomeno lo si avverte anche per Sot al Tabíd.
In base alle ultime ricerche, sembra che il C’´aión sia stato costruito dai Gamboni (in quel tempo Gambonino), quando vi arrivarono intorno al 1550.
Secondo storici francesi che s’occuparono molto dei discendenti dei Gamboni (Gambon in Francia) colà emigrati da Spruga, i Gamboni erano fuggiti dal Comense per ragioni politiche.
In ogni caso i Gamboni erano presenti ad Arbedo nel 1467 e a Locarno intorno al 1480.
Curiosamente i Gamboni possedevano case e terreni a Mosogno Sotto.
Sia i discendenti di Antonio Gamboni (nato nel 1661), sia quelli di Giovanni Antonio (nato nel 1671) hanno venduto i beni di Mosogno Sotto due secoli fa.
A questo punto alcuni interrogativi sono d’obbligo: i Gamboni fecero tappa a Mosogno prima di arrivare al Tabíd?
Acquistarono quei beni dopo il loro arrivo?
Quei beni provenivano dai Mordasini?
Il Giovanni Antonio e l’Antonio, citati prima, erano fratelli e figli di Gio. Antonio Gamboni e di una Mordasini.

&&

Campi, prati, erte, costruzioni e diroccati.

&&

Citato in un documento:
3.19 - 1599 giugno 21.
Petrus fq Antonij Pedroni de Rubeis di Russo, abitante a Vocaglia, in qualità di tutore e curatore di Joanneta fq Romerij Scatini di Comologno, vende a Joannes fq Antonij Scatessi di Comologno i seguenti beni situati nel territorio di Comologno:
_ un terreno campivo e prativo dove si dice subtus Comolognium;
- un campo dove si dice ad Crucem;
_ un prato dove si dice ad Mondatas;
_ un terreno prativo e campivo dove si dice ad Tabidum;
_ tutti i beni spettanti alla detta Joanneta che si trovano nel luogo denominato ad Tabidum Pievem.
Il prezzo è di 410 lire terzole.
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(Un. 2.6 / doc. 4 - Latino - Documento incompleto. 3.19 - 1599 giugno 21.
Archivio Comunale di Comologno).

i, ái Tan

Tipica zona sassosa tra il monte “Camána”, il “Mazér” e la “Baíta”.
È così chiamata per i numerosi sfiatatoi naturali attraverso i quali si può entrare per parecchio nella montagna.

al Tec di Port

Situato a Spruga in zona del Tabíd.

&&

Al tetto delle porte; in territorio del Tabíd.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

al Tec del Piatón

Campo. No. 53 della mappa.

Proprietà di Candolfi Carlo ed Emilio.

al Tec Grand del Fenéi

A Spruga in zona Fenéi.

&&

No. 40 della mappa.

Campo.

&&

Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1790, (la metà di uno spazzacale con solleta (?) sotto situati al Fenaro dove si dice al Teccio grande).

al Tec Nö´u del Tabíd

Al tetto novo del Tabído.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

&&

Citato in un documento:
3.58 - 1797.
Nota, e stima de’ beni Marconi al Fenaro, fatta nel 1797 dal sig. Vigini (...).
Vi si elencano beni immobili situati nel Cugnolo, sopra la Traversa, à Tetto nuovo, nelle Pezzole e al Crosino per un valore complessivo di 1’683 lire.

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(Un. 2.18/doc. 2. 3,58 - 1797. Archivio Comunale di Comologno).

al Tec Nö´u

Casa colonica costruita verso il 1900 solo nella sua struttura principale e mai ultimata, ora è cadente.
Si trova sul costone a sera degli immobili del vecchio complesso agricolo dei Bagn, a pochi metri dal confine italiano.
La strada principale che sale alla C’´a di Filumén e alla Camána passa direttamente a valle di questa costruzione.

al Teciásc

Gruppo di tre casolari, dei quali purtroppo rimane solo il sedime, situato lungo il sentiero tra il Tabíd e il Pianséc’´ de Fóra.

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Prati e campi.

&&

Al teciascio.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

al Tecígn

A Spruga.
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Citato in documento di vendita del 23 febbraio 1790, (una cascina al Teccino).
Permuta del 6 aprile 1678, (un piccolo prato ad Tecinum).

la, in de la Témpia

A Spruga.
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Citato in un documento di vendita del 28 aprile 1692, (un campo con una riva prativa nella Tempia).

a la Tèra Róssa

Si trova sul sentiero che dal Punt del Düca (con relativo Pozz del Düca) che porta dalla Piva, scavalcando il fiume Isorno, fino al sentiero della Rüscáda passando attraverso l’alpetto del”Pizz”.

i, in di Trevérz

Prati situati a sud - ovest delle cascine del Tabíd e delimitati verso sera dai Spund dal Tabíd.

&&

Citato in un documento:
3.58 - 1797.
Nota, e stima de’ beni Marconi al Fenaro, fatta nel 1797 dal sig. Vigini (...).
Vi si elencano beni immobili situati nel Cugnolo, sopra la Traversa, à Tetto nuovo, nelle Pezzole e al Crosino per un valore complessivo di 1’683 lire.

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(Un. 2.18/doc. 2. 3,58 - 1797. Archivio Comunale di Comologno).

al Troc / (Troco) / [Trunc]

Situato a Spruga, in zona del Fenéi.

&&

Citato in un documento di vendita del 14 febbraio 1780,
(un prato in zona al Fenei, dove si dice il Troco).

l’ Urác / ITALIA

Zona boscosa e abbastanza accidentata, in territorio italiano, che si estende dal confine dei Bagni fino al Riál d’i Russít. Prima della seconda guerra mondiale alcuni abitanti di Spruga vi raccoglievano legna e felci.

l’ Uratóri (Spruga)

Terreno e Oratorio (Chiesa).

l’Üriél

Toponimo dimenticato.
Era la denominazione della zona compresa tra la Valégia di Séit e la Valégia del Bógh, a monte del sentiero che dal Bógh conduce al Custiérb.

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N. B. “Valégia del Bógh” è il nome della “Valégia del Balmiél” nella sua parte superiore.
[Vedi anche bosco sopra i Funtái per andare alla Camána].

&&

Prato, medolaro e rocce.

&&

Citato in una permuta del 15 gennaio 1781, (un prato in zona nell’Orello).

l’, in del’Üriél

È il nome dell’esteso bosco di faggi compreso tra il faggeto di Sassíí di Frecc e quello di Cantùi.
È una della mete più ambite per i cercatori di funghi e i raccoglitori di mirtilli.

in de la Val del Cörn

In Oviga (a bacìo).

in de la, la Val del Piudée

È il nome originario della Val del Müraión.
Il Müraión, era stato costruito sul piudéé, (in italiano lastrone di pietra) per permettere alle mucche di raggiungere il pascolo del Laraséd, un pascolo del mattino.
L’alluvione del 1978 ha distrutto il Müraión.

in di, i Valécc

i, in di Valécc, plurale di Valégia;
la, in di Val,

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entrambi i termini indicano genericamente, un corso d’acqua.
Denominazione usata in certi casi per indicare quella zona del bacino imbrifero dove affiorano le sorgenti.
I “Valécc” situati a valle del sentiero tra la Scálina e il Dürnóo, sono una zona ricca di sorgenti che, più a valle, tra il Faéd e il Custiérb formano la Valégia del Medéi.
Il toponimo “Val” indica la zona situata a ovest del Péscéd, dove sgorgano i rigagnoli che ai Piód de la Val confluiscono nella Val de la Camána.
Si tratta in particolare di tre ruscelli:
la Val del Piègn d’i Frud,
la Val che nasce appena a valle detta Piénc’´a e
la Val del Müraión.

&&

Medolaro e bosco di faggio.

&&

Nelle Vallegie; in territorio di Spruga.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

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Citato in un documento di vendita del 23 febbraio 1790, (a Spruga, un prato nelle Valleggie).

a la, la Valégia di Séit

Piccolo affluente di destra del ruscello Balmiél.

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Gerbivo medolaro.

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Alla Vallegia delli Sighiit (anche de Sighijt); nel territorio di Spruga.
Da un documento del Prof. Romano Broggini.
Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

a la, la Valégia dal Balmiél,
[oppure] a la, la Valégia del Bogh

Inizia nella zona a sera del monte Sot Tabíd e scende fino al fiume Isorno.
Una scaturigine (sorgente) di quest’acqua è stata captata per la fornitura alla frazione di Spruga.

&&

Valégia. Valegígn, ecc.
Termini usati per indicare i ruscelli che solcano i versanti della valle.
Ovviamente ogni famiglia chiamava Valégia ogni appezzamento (pèzza) ubicato lungo il corso di questi ruscelli.
A Spruga esiste anche la C’´a de la Valégia e il termine è pure il soprannome, da circa due secoli, di una famiglia Gamboni.
Il soprannome proviene dai Maccini, famiglia patrizia di Spruga, ivi scomparsa intorno al 1840.
Qualche volta il termine di Valégia, per corso d’acqua è sostituito da Val che esprime quindi il doppio significato di ruscello e solco vallivo.
Esempi:
Valégia del Balmiél; Valégia del Medéi;
Valégia del Custiérb; Val del Guáld;
Val del Cörn;
Val déla Camána;
Valégia déla Frud;
Val di Mérsc.
L’unico ruscello che non è chiamato Valégia è il Ri.
A Spruga la denominazione di Ri si riferisce unicamente al Riál d’i Mulítt il cui bacino imbrifero si estende dai Lig’´ü´nc a Scíma al Curt.
Prima dell’avvento della Sopracenerina le acque del Ri alimentavano la centrale per la produzione d'energia elettrica nell’allora comune di Comologno.

Avvallamento che parte dal Bógh, a sera dell’agglomerato del Cas e scende fino al Fiume Isorno.
Nel suo letto scorre sempre acqua di sorgente, con una gittata minima di circa 30 litri al minuto, coi temporali diventa grosso e pericoloso.

a la Valégia dal Custiérb

Nasce sotto il Pianséc’´, nel Dürnóo e finisce nel fiume Isorno.
Valle molto rocciosa e profonda.
&&


Medolaro.

a la Valégia dal Medéi

Inizia sotto il Dürnóo e i Ganéll e va al fiume Isorno.
Divide il Faéd dalla C’´a Nóva.
Alla scaturigine (sorgente) le acque sono state captate per la fornitura della frazione di Spruga.

a la Valégia da la Frud



Inizia alla strada dei Bagn e scende fino al fiume Isorno.
Alla scaturigine (sorgente) le acque sono state captate per la fornitura ai monti "Mundáda, Pianséc’´, Scíma al Curt e Tabíd.

a la Valégia del Cas

Prati. No. 714 della mappa.
Proprietà di Candolfi Carlo fu Pietro Antonio

a la Valégia de la Mundáda

Bosco e rocce.
No. 2075 a della mappa.
Proprietà di Mordasini Tobia fu Pietro.

a la Valégia de la Píva


Bosco e gerbivo.

la, in de la Valégia de la Sprü´ga

A Spruga.
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Nella Vallegia della Spruga.
Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).
&/&
Citato in un documeto di vendita del 23 settembre 1772, (un prato nella Valeggia).
Documento di vendita del 23 febbraio 1790, (un prato nella Valeggia).
Documento di vendita del 28 aprile 1692, (un prato con la terza parte di una cascina ad Valegium).

al Valón

Zona situata a sera del Laraséd quasi tutta in territorio italiano.
L’erba del Valón pur appartenendo all’alpe di Piegn del Bozz, veniva di solito "mangiata" dalle vacche del Pescéd.

al Viécc

È la continuazione, verso mattina, della zona del Mazér, fino alla valle della Camána.
È anche una vasta zona di larici e di pascolo dell’alpe Pescéd.

al Zégn / Ségn

Sotto Péscéd. [Ségn = Segno.]
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Pascolo nel bosco di larici, all’altezza della Cazzána e delimitato a mattina dai Cazzán, a sera dalla Péscia Móta, in basso la Piudeláda e in alto i Z•ünch.
Il nome proviene dal segno (croce) scolpito su un masso piatto.
Troviamo lo stesso "segno" nella Cazzána, nella zona dei Cróvad, come pure al margine inferiore del Laraséd.
Questi "segni" indicavano il confine tra l’erba dell’Alpe e l’erba dei Monti.
In primavera le mucche dei monti non potevano oltrepassare il confine indicato dai "segni".
Durante l’alpeggio, in luglio e agosto, le mucche dell’Alpe non potevano scendere sotto lo stesso confine.

i Z•ott del Dürnóo

Zona situata ai piedi di Spund del Pilón.
Vi si scarica il materiale delle frane e degli scoscendimenti frequenti in quella zona.

in del Z•ot sot ái C’´a del Tabíd


Nel Zotto sotto alle case del Tabido.
Da un documento del Prof. Romano Broggini. Desunto e ricopiato letteralmente dal documento del notaio Johannes Angelus f. q. Julij Modini de Gulino del gennaio 1642 (inditione decima die veneris tertio mensis Januari).

ái Z•ünch

Zona sotto Péscéd.
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Zona al limite inferiore ovest del Curt da Dalp, caratterizzata dalla presenza di rovine

Zechígn, al (Zechinum, ad) Sechígn

A Spruga.
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Citato in un debito del 29 luglio 1697, (un prato con annesso un campo situato ad Zechinum).

Vedi anche



http://video.google.it/videoplay?docid=8573925566193640685

http://www.photosig.com/go/photos/view?id=2080713&forward=viewportfolio

http://www.twip.org./album:piodadicranach

http://en.sevenload.com/albums/3mM91JM

http://en.sevenload.com/albums/4tyCL1Z


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